Nella valanga di emendamenti rotolata sulla manovra, ce n'è uno che nasce tra le fila della maggioranza e riguarda l'oro: il bene rifugio per antonomasia. La misura è stata proposta dal capogruppo di Forza Italia, Maurizio Gasparri ed è condivisa dalla Lega. Prevede la cancellazione tout court della tassa sui dividendi societari contenuta nella manovra varata dal governo a fronte di una copertura alternativa realizzata attraverso un'imposta sostitutiva del 13% sui metalli preziosi - soprattutto oro - sia allo stato grezzo che sotto forma di lingotti o monete alla data del primo gennaio 2026. Dalla misura sono rigorosamente esclusi monili d'oro e prodotti da gioielleria. Il contributo dovrà essere versato entro il 30 settembre del prossimo anno, con la possibilità di dividerlo in tre rate. Non sarebbe una misura obbligatoria, ma un'opportunità per tutti coloro che, non potendo esibire una certificazione che comprovi il prezzo pagato per l'acquisto, in caso di vendita si troverebbero a subire la tassa del 26% su quanto ricavato dalla vendita. Condizione, quest'ultima, comune a tutti coloro che hanno ricevuto in dono o in eredità monete e lingotti dai propri familiari. Dal momento che il metallo giallo si è apprezzato molto negli ultimi anni e potrebbe farlo ancora, ecco dunque la chance di pagare subito un'aliquota del 13% per allineare il prezzo d'acquisto, limitando l'imposta del 26% alla sola plusvalenza eventualmente realizzata al momento della. I relatori della misura stimano un gettito possibile tra 1,7 e 2 miliardi ipotizzando un'adesione del 10% da parte delle famiglie che si trovano in questa condizione.
I tecnici del ministero dell'Economia stanno analizzando la proposta, che ha il punto di forza di essere un'opportunità e non una imposizione, peraltro nel solco di una filosofia che punta a introdurre riforme a costo zero per lo Stato. Un altro punto forte è che il riallineamento della valutazione potrebbe interessare anche quanti non hanno intenzione di vendere subito i loro lingottini. Attualmente il prezzo dell'oro viaggia intorno a 4mila dollari l'oncia, avendo più volte battuto i suoi record malgrado la correzione in corso nelle ultime settimane. Va da sè che cristallizzare il valore di acquisto ai livelli attuali conviene, visto che un po' tutti gli esperti sostengono che il prezzo crescerà ulteriormente. Insomma, quantomeno all'apparenza per una volta il taglio di una tassa potrebbe fare contenti tutti, lo Stato come i privati.
Tuttavia, la misura presenta aspetti sui quali è lecito nutrire qualche dubbio. Per esempio, il ministero dell'Economia - in particolare la Ragioneria - pur non essendo contrario a priori, sembra però scettico su alcuni aspetti della misura che la renderebbero per lo meno di difficile applicazione. Il primo è che non è possibile stimare in anticipo il gettito di una tale operazione, mentre di contro la tassa sui dividendi societari offre garanzie decisamente maggiori: un aspetto da non sottovalutare, soprattutto nell'ottica di eventuali rilievi da parte di Bruxelles o del Quirinale.
Un altro profilo che desta perplessità sotto il profilo morale è che potrebbe essere un assist ghiotto per tutti coloro che sono venuti in possesso dell'oro in modo illecito. Questi, pagando il 13% (quindi la metà di quando dovrebbero sborsare attualmente), potrebbero legittimare la loro ricchezza creando un buco potenziale negli introiti destinati al Fisco. Considerazione che si potrebbe estendere anche a tutto il resto della platea, quindi non è detto che alla fine il conto tra ricavo immediato e gettito mancato possa rivelarsi così favorevole al di là del tasso di adesione.
Ci sono poi alcuni aspetti di ordine pratico da gestire.
Essendo la misura destinata anche a chi detiene monete preziose, il nodo è di come trattare quelle che hanno tuttora corso legale come Sterline, Krugerrand sudafricano e via dicendo. Il tema si è già posto nel passato e probabilmente si riproporrà ora. Per fare il punto su questo e gli altri emendamenti la maggioranza dovrebbe riunirsi giovedì prossimo.