Ma gli ospedali sono in crisi: interventi sospesi

Emergenza contagi tra i sanitari. I medici: "No al lockdown, ma misure mirate"

Ma gli ospedali sono in crisi: interventi sospesi

Di nuovo, come la prima ondata. Di nuovo come un anno fa, nonostante i piani e gli investimenti per potenziare la rete ospedaliera. Ancora il sistema in crisi da Covid e la sanità ordinaria bloccata. Interventi programmati sospesi e rinviati, reparti convertiti. Strutture non in grado di fronteggiare la recrudescenza della pandemia senza compromettere i servizi agli altri malati. In Lombardia la direttiva regionale agli ospedali è di aumentare al massimo possibile i letti Covid, riconvertendo i reparti delle altre patologie. Vanno dunque, in caso di necessità, sospese tutte le attività non urgenti, chirurgiche o ambulatoriali. «Ogni centro deve rimodulare le sue attività in base alle esigenze legate al Covid - dicono dalla Regione - tenendo sempre conto che la maggioranza di questi malati ha sintomi molto blandi. Le terapie intensive infatti sono ancora abbastanza stabili». In base ai numeri però si sta valutando l'ipotesi di riaprire l'ospedale in Fiera.

Anche in Campania l'unità di crisi ieri ha disposto per Asl e aziende ospedaliere «la sospensione temporanea delle attività assistenziali e di specialistica ambulatoriale». Lo sforzo dei sanitari non può reggere anche l'ordinario: da domani stop ai ricoveri programmati sia medici sia chirurgici nelle strutture sanitarie pubbliche. Possibili solo i ricoveri urgenti da pronto soccorso o da trasferimenti. Fanno eccezione solo i ricoveri per pazienti oncologici, oncoematologici, i trapianti e tutte le prestazioni salvavita o la cui mancata erogazione può pregiudicare la salute del paziente. Fermate anche «fino a nuova disposizione» le attività di specialistica ambulatoriale urgenti o indifferibili.

In Sicilia è ancora critica la situazione a Palermo, con la lunga fila di ambulanze fuori dall'ospedale Cervello con pazienti Covid in attesa di posti letto che non ci sono. «Ieri è stata sicuramente tra le giornate peggiori da quando è scoppiata l'emergenza Covid nel marzo di due anni fa. Abbiamo il nostro reparto pieno, con pazienti tutti non vaccinati - dice Baldo Renda, direttore dell'unità di terapia intensiva - Siamo stati costretti a trasferire i pazienti intubati all'ospedale di Partinico, perché soltanto questi due ospedali a Palermo attualmente hanno le terapie intensive Covid». Una situazione, ammette il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, che «comporta che tutto ciò che non è Covid purtroppo viene accumulato, ritardato, posticipato».

Il sottosegretario Andrea Costa precisa però che l'ultimo decreto del governo è proprio la misura indispensabile per alleggerire la pressione sugli ospedali» perché «abbiamo una platea di 5 milioni di non vaccinati». Del resto ormai è al 15,4%, dice il monitoraggio settimanale del ministero, la percentuale dei posti in terapia intensiva occupata da pazienti Covid, e al 21,6% quella nei reparti ordinari. Salgono anche i contagi tra gli operatori sanitari: negli ultimi 30 giorni, sono stati 20.179 quelli infettati, secondo i dati dell'Istituto Superiore di Sanità. Ci sono stati «oltre 6mila operatori sanitari sono stati infettati in sole 72 ore, di cui oltre 5mila infermieri», denuncia il sindacato degli infermieri Nursing Up. Un problema, secondo il presidente Antonio De Palma, dovuto anche a un «fallace sistema degli screening», a causa della scarsa continuità e frequenza nell'effettuare tamponi. E con il personale contagiato, disagi si ripercuotono anche per il servizio a bordo delle ambulanze.

Il timore ora è per le proiezioni dei numeri sulle prossime settimane, che preoccupano Filippo Anelli, presidente della

Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo): «Sono numeri abnormi che vanno ridotti con urgenza. Un lockdown stile 2020 non si farà mai, ma servono subito restrizioni mirate per un mese per ridurre le aggregazioni».

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