Ostaggio liberato dopo 10 mesi: era in un tunnel di Gaza

Al-Qadi, 52 anni, beduino, era nell'area di Rafah. Borrell: "Tregua per i vaccini"

Ostaggio liberato dopo 10 mesi: era in un tunnel di Gaza
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«È meglio persino dell'arrivo di un neonato», ha commentato emozionato il fratello di Qaid Farhan al-Qadi, l'ostaggio liberato a Gaza dopo oltre 326 giorni pari a più di dieci mesi di prigionia. Il ritorno in Israele di al-Qadi, beduino di 52 anni, padre di 11 figli, per la famiglia e per il Forum delle Famiglie degli ostaggi ancora a Gaza è «un miracolo», una rinascita, per Israele è un «momento di gioia», come lo definisce il presidente della Repubblica Isaac Herzog, una gioia improvvisa che allevia la pena di un Paese costretto a vivere ancora sotto costante minaccia, oltre che in guerra con Hamas nella Striscia di Gaza. L'uomo rapito dai terroristi islamici insieme ad altri 250 israeliani nel tragico 7 ottobre 2023, quando lavorava in un centro imballaggi nel kibbutz Magen, è stato trovato in un tunnel nella zona di Rafah, la città nel sud della Striscia, al confine con l'Egitto, e salvato grazie a un'operazione congiunta e «complessa» del Comando meridionale dell'esercito, con il servizio segreto Shin Bet e la 162a divisione dell'Idf. Le immagini diffuse dopo la liberazione lo mostrano parecchio dimagrito ma in buone condizioni, circondato dall'affetto dei propri cari in un ospedale di Beersheva. «Aspettavamo questo momento da molto tempo. Speriamo che tutti gli ostaggi tornino e che tutte le famiglie possano provare questa sensazione» ha commentato sorridente il fratello Hatam.

Spiegando che «tutta Israele si è commossa per il suo rilascio», il primo ministro Benjamin Netanyahu ha sentito l'ostaggio liberato al telefono spiegando che farà il possibile per riportare a casa anche tutti gli altri rapiti. «In due modi - ha anche spiegato il premier in un video -: attraverso i negoziati e con le operazioni di salvataggio». Un concetto ribadito in una nota in cui il premier sottolinea che per liberare gli ostaggi «è necessaria la nostra presenza militare sul campo e una pressione militare senza fine su Hamas». Dal canto suo, al-Qadi ha ringraziato il capo del governo per il «lavoro sacro» che ha permesso il suo salvataggio e «i stare qui oggi con la mia famiglia». Ma ha ricordato che «ci sono altri che stanno aspettando». Sono poco più di cento gli i rapiti ancora a Gaza, di cui almeno 34 confermati morti dall'esercito israeliano, anche se si teme siano ben di più. Il ministro della Difesa Gallant conferma che Israele «è impegnato a sfruttare ogni opportunità per riportare a casa i rapiti» e si congratula per l'operazione, che considera «parte delle attività audaci e coraggiose condotte dalle Forze di difesa israeliane nel profondo della Striscia».

Il Forum delle Famiglie degli ostaggi chiede tuttavia che siano i negoziati a portare a un'intesa. «Le sole operazioni militari non possono liberare i restanti 108 ostaggi... un accordo negoziato è l'unica via da seguire». Dello stesso parere il leader d'opposizione, Yair Lapid, convinto che «non si possano liberare i 108 rapiti con operazioni speciali», bisogna «fare un accordo ora».

I negoziati proseguiranno oggi a Doha, in Qatar. Della delegazione faranno parte esponenti del Mossad, delle Idf e dello Shin Bet, che hanno preso parte anche ai negoziati del Cairo ed erano rientrati in Israele per consultazioni. L'accordo non c'è anche se nei giorni scorsi il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, ha parlato di «progressi».

Nella Striscia di Gaza si continua a combattere e a morire. Secondo fonti di Hamas, non verificabili, le vittime (inclusi i combattenti) sono oltre 40mila, 18 negli ultimi raid, tra cui 8 bambini.

Dopo l'appello dell'Unicef, che ha chiesto uno stop ai combattimenti per vaccinare i bambini, anche l'Alto rappresentante della politica estera dell'Ue, Josep Borell, ha chiesto «un immediato cessate il fuoco umanitario di tre giorni per consentire la vaccinazione» dei piccoli contro la poliomielite.

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