RomaDalla maggioranza avvertono: in questi giorni meglio non dare troppo peso alle parole di Matteo Renzi. Potrebbe avere messo in scena una di quelle tattiche che a Palazzo Vecchio conoscevano bene. Carte coperte fino alla fine, informazioni con il contagocce e contraddittorie, poi una sorpresa. Al netto di questo rischio, le parole che il presidente del Consiglio ha pronunciato ieri ai leader di partito che ha incontrato non lasciano scampo a diversi nomi finiti nella giostra delle candidature al Qurinale. In particolare quello del ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. Ieri impegnato in un'altra lunga giornata a Bruxelles tra appuntamenti europei - l'Ecofin - e gli inevitabili rimbalzi romani del toto-presidente della Repubblica.
Le novità sono uscite dalle consultazioni. Mentre Padoan faceva un'audizione al Parlamento europeo sulla governance. Prima l'incontro tra il premier Renzi e Alfano, al termine del quale il ministro dell'Interno ha fatto l'identikit del prossimo capo dello Stato come di «un uomo politico, che abbia solida esperienza nelle istituzioni, uno standing internazionale e niente scheletri nell'armadio». Poi la notizia, non di prima mano, della rassicurazione di Renzi: giusto, il prossimo presidente della Repubblica sarà un politico. A partire dalla quarta votazioni, arriverà un «politico europeo», precisava il viceministro Riccardo Nencini, capo della delegazione Psi e politico più vicino al premier di tanti esponenti Pd. Conferme da due gruppi minori, il Gal e il Maie. Un solo nome che arriverà giovedì e sarà di un uomo con un pedigree da politico.
Fuori Padoan, quindi. Rientra negli altri requisiti, prestigio internazionale e niente scheletri nell'armadio, ma non è di certo un politico doc, come i suoi principali concorrenti: Anna Finocchiaro Giuliano Amato, Sergio Mattarella, Piero Fassino.
Lo stesso Padoan - tra una dichiarazione sugli effetti della vittoria di Tsipras, un'altra sulla flessibilità e sulla affidabilità del debito italiano - si è tirato fuori dalla contesa: «Sono il ministro dell'Economia ed ho tanto da fare». Linea che in realtà Padoan tiene da tempo. Al ministero hanno impostato il lavoro sul medio-lungo termine e Padoan ha fatto di tutto perché fuori si sapesse. Nel suo ufficio di via XX Settembre non ci sono valigie pronte per un trasloco.
Che non ci abbia mai pensato, però, non è vero. Intervistato da Sky , alla domanda «voterebbe per se stesso» ha risposto: «Questa è una domanda che non si fa». Comunque «è un grande onore essere considerato per questa carica».
Resta anche il dubbio che il premier lo abbia veramente voluto escludere. C'è il fattore prestigio internazionale e l'autorevolezza, che sono requisiti che restringono la scelta - come ha ricordato ieri Corrado Passera, leader di Italia Unica: «Dei nomi che circolano ora, ben pochi superano la prova. Non si contano nemmeno sulle dita di una mano». Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi parla di un «presidente della Repubblica autorevole, con competenze politiche ed economiche e con prestigio internazionale».
L'esperienza da ministro potrebbe essere sufficiente a considerare Padoan come parte del mondo della politica. Poi è stato direttore esecutivo del Fondo monetario internazionale per l'italia. E al premier fa sicuramente comodo avere al Quirinale un personaggio conosciuto negli ambienti economici internazionali.
Valutazioni
di questo tipo ieri si facevano in ambienti della maggioranza. Segno che il nome di Padoan «non politico», non è ancora scomparso dalla lista dei potenziali presidenti della Repubblica da eleggere a maggioranza assoluta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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