Soltanto domani sarà possibile comprendere le sciarade di Pier Carlo Padoan sui conti pubblici, illustrate in Parlamento. Venerdì, infatti, il consiglio dei ministri discuterà la Nota di aggiornamento al Def (Documento di economia e finanza). Il testo, cioè, che indica le linee programmatiche di finanza pubblica del prossimo triennio, sulle quali il ministero dell'Economia costruirà la legge di Stabilità.
Alla Camera, il ministro è stato ieri alquanto criptico. Ha detto, per esempio, che il deficit di quest'anno resta confermato al 2,6% del Pil. Obbiettivo che verrà raggiunto però grazie a quasi un punto di Pil di scostamento, concesso in virtù della flessibilità di bilancio riconosciuta all'Italia: 0,4% per le riforme strutturali e 0,5% per le clausole d'investimento. Vale a dire che senza questi bonus, il deficit nazionale sarebbe abbondantemente sopra il 3%.
«Il rapporto deficit-Pil - ha aggiunto Padoan - continuerà a scendere negli anni successivi». Una formula impegnativa che, se da una parte, giustifica i 27 miliardi di manovra per il 2016 (segno che il deficit tendenziale per il prossimo anno viaggia verso il 3,6% del Pil: quello programmato è all'1,8%), dall'altra indica la necessità di una lettura politica europea dei conti pubblici nazionali.
«Il governo sta anche valutando - ha proseguito il ministro - il modo più efficace per ottenere ulteriori margini di flessibilità». Indispensabili, vista la volontà del governo di introdurre sconti fiscali da 20 miliardi nel 2017 (riduzione al 24% dell'aliquota delle imposte sulle imprese, Ires) e di altri 20 miliardi nel 2018 (riforma delle aliquote e degli scaglioni Irpef). Interventi che pesano sul deficit (a legislazione vigente) per 1,4 punti di Pil all'anno.
Soltanto domani, pertanto, sarà possibile capire con le tabelle del Def se il governo chiederà o meno uno slittamento del pareggio di bilancio, al momento atteso per il 2018. Al momento, parrebbe orientato a non chiederlo confidando nella flessibilità europea. E in un consolidamento della ripresa in atto.
L'Ocse, però, rivede al ribasso le stime di crescita per il 2016. Le riduce dall'1,5 all'1,3%. In realtà, il governo pensa di alzare le previsioni di aumento del Pil. Quest'anno dovrebbe registrare una dinamica dello 0,9% e il prossimo salire all'1,7%.
Sugli interventi che troveranno spazio nella legge di Stabilità, il ministro Padoan ha annunciato che anche agli inquilini verrà eliminata la Tasi. Mentre ha escluso che la manovra conterrà modifiche strutturali alla legge Fornero. «Già esistono - ha ricordato - forme di flessibilità previdenziali. Introdurre ulteriore flessibilità comporterebbe oneri rilevati». Eppure, era stato proprio il presidente del Consiglio a sostenere la necessità di inserire modifiche alla legge Fornero per favorire l'uscita anticipata di determinate categorie di lavoratori. E lo stesso commissario dell'Inps, Tito Boeri, aveva ipotizzato meccanismi di flessibilità in uscita senza appesantimenti del bilancio pubblico.
Infine, il sindacato degli insegnanti Gilda ha segnalato un rischio a fronte dell'impegno del ministro della Pubblica istruzione, Stefania Giannini, sui 500 euro destinati ai professori per aggiornamento professionale.
Se questi 500 euro dovessero finire in busta paga, un terzo della cifra tornerebbe allo Stato sotto forma di tasse.«In tal caso - ha sottolineato Rino Di Meglio, coordinatore Gilda - nelle tasche degli insegnanti rimarrebbero 350 euro».
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