Paghiamo un milione di cure sanitarie ai tutori della moralità

All'Anac di Cantone un'assicurazione medica per i 282 dipendenti. Tutto a spese nostre

Paghiamo un milione  di cure sanitarie  ai tutori della moralità

Dalla fine del 2014 a oggi siamo stati abituati a guardare all'Anac, l'authority anticorruzione di Raffaele Cantone, come a un modello di controllo, regolamentazione e orientamento della cosa pubblica.

Senza dimenticare che una delle sue mission è vigilare su enti e istituzioni affinché non aumentino gli oneri gestionali con ricadute negative su cittadini e imprese. Peccato però che a volte si potrebbe perdere di vista gli obiettivi amministrativi di casa propria e scivolare nel pantano della doppia morale. È davvero singolare infatti che l'authority abbia indetto un bando per accaparrarsi un'assicurazione sanitaria integrativa funzionale a tutti i dipendenti, dai vertici alla guardiania per intenderci, Cantone e consiglio compresi.

Ne usufruiranno, infatti, tutti i 282 nominativi conteggiati dall'anagrafica Anac, alla stregua di deputati e senatori cui la polemica politica fa riferimento quando si va a disquisire dei moderni sistemi sanitari che cozzano con l'ostacolo delle liste d'attesa per l'accesso alle cure. I dipendenti di Anac godranno di una assicurazione sanitaria che costerà all'erario ben 1 milione e 200mila di euro (la cifra messa a gara è 1.201.320). In questo modo da qui al 2019 l'esercito di Cantone potrà usufruire di prestazioni diagnostiche, specialistiche, ricoveri in cliniche private, interventi chirurgici, cure dentarie e protesi acustiche fino a un massimale di 10mila euro annui, senza sottostare ai vincoli delle prenotazioni tantomeno mettendo mano al portafogli per fare fronte ad attività in intramoenia.

Tuttavia questo in corso sarà il secondo triennio in cui il personale dell'autority usufruirà del servizio sanitario integrativo. Già, perché fino ad aprile 2017 l'assicurazione sanitaria è stata affidata per 784mila euro alla società Rbm Salute. Il costo inferiore rispetto a quello odierno limitava il massimale a 7mila e 500 euro. Sarà una mera questione di etica, chissà, ma è scontato chiedersi se questo impegno di spesa sia davvero ineludibile.

La triplice sindacale non si sbilancia sulla risposta ma lo fanno gli autonomi della Confsal: «Ritengo scandaloso che si stipuli una polizza del genere quando ci sono 3 milioni di dipendenti pubblici che aspettano 85 euro lordi in più di adeguamento contrattuale. Non capisco perché costoro debbano oltremodo usufruire di una assicurazione sanitaria integrativa», commenta sconcertato il segretario nazionale di Confsal Unsa settore pubblico, Massimo Battaglia.

Meno di un quinquennio fa ci sono state altre amministrazioni pubbliche che hanno attivato assicurazioni sanitarie per i propri dipendenti e qualche anno dopo sono state oggetto di condanna per colpa grave, dalla Corte dei conti, fino a risarcire il maltolto. Non sarà il caso dell'Anac certo, tuttavia c'è da aggiungere che l'autorità di Cantone grava sull'erario pubblico anche per altre spese che in tempi di spending review potrebbero essere considerate superflue: 60mila euro il costo del portavoce del presidente, ingaggiato a febbraio, altre consulenze di 42mila euro per il Twinning Serbia, un progetto europeo sulla lotta alla corruzione.

Ulteriori 30mila euro per i gettoni dei revisori dei conti e, non ultimo l'affitto annuale della prestigiosissima sede di via Marco Minghetti: oltre 4 milioni. A breve un'altra posta passiva interesserà il bilancio dell'Anac: l'affidamento a una ditta esterna della gestione dell'archivio. Costo preventivato: 910mila euro.

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