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Pandemia e debito delle nazioni: il caso Grecia insegna, ricordiamocelo

I fondi prestati agli Stati per la pandemia dovrebbero essere condonati, non si dovrebbe approfittare della loro situazione di debolezza e ridurli in una condizione di miseria tale che non riescano più a risollevarsi. L’indebitamento di una nazione può portarla a una crisi socio-politica grave: ne è esempio la Grecia...

Pandemia e debito delle nazioni: il caso Grecia insegna, ricordiamocelo

Le misure a volte incomprensibili che molti governi emanano e fanno rigorosamente rispettare, stanno gravemente danneggiando le economie dei loro stessi Paesi, obbligandoli a indebitarsi pesantemente. I provvedimenti dovrebbero nuocere il meno possibile alle economie nazionali, ma pare essere un problema secondario. I vaccini costeranno decine di milioni di dollari e, se è vero che hanno un effetto limitato nel tempo e il virus potrebbe durare anni, ci sarà un uso durevole dei vaccini anti Covid e le economie potrebbero faticare a riprendersi. L’indebitamento di una nazione può portarla a una crisi socio-politica grave. Ne è un esempio la Grecia.

Ho telefonato a un mio vecchio amico di Atene e gli ho chiesto qualche notizia di quanto accaduto nel suo Paese dopo il 2009. Inutile dire che finché sarà fuori dall’Unione Europea, la "mia" Svizzera potrà sperare di governarsi autonomamente e non avrà bisogno di indebitarsi in modo insostenibile, come ha dovuto fare invece la Grecia.

Il debito greco non nasce da una pandemia, ma dal malgoverno. La Grecia era mal governata? Non sta a me giudicare. Essa ha avuto però bisogno di indebitarsi fino all’esaurimento della sua credibilità finanziaria ed è stata punita e ricattata da chi le ha prestato i fondi per continuare a esistere, pagare gli stipendi e le pensioni ai suoi cittadini. La Grecia è stata messa in ginocchio. Dal 2007 al 2010 il debito passò dal 103% sul Pil a oltre il 150% e lo Stato ellenico fu obbligato a chiedere aiuto al Fondo Monetario Internazionale. Ad aiutarla ci si misero in tre, il Fmi, la banca Europea di investimenti e la Ue (visto che qualche singolo paese europeo partecipò al salvataggio).

La Grecia ricevette 110 miliardi di euro ma fu obbligata a usare gran parte di quei fondi per ripagare i debiti che aveva con le banche tedesche, per evitare che fallissero. Debito che il ministro delle Finanze teutoniche Schauble aveva opportunamente statalizzato, trasformandolo in debito sovrano, cioè contratto con lo Stato tedesco. Il resto fu usato per la gestione corrente, ma la Grecia dovette accettare condizioni pesanti nella gestione della finanza pubblica e privata. Nell’ordine: riduzione delle pensioni dal 25 a 50% (le persone anziane meno abbienti piombarono in una miseria visibile anche per le strade di Atene, dove in molti dormivano per le strade e nelle stazioni); riduzione del numero degli impiegati statali e, per i rimasti, stipendi ridotti del 25%; riduzione delle spese sanitarie annuali da 6 bilioni a 2,2. Inoltre, gli ospedali ridussero del 50% i loro budget, mentre le scuole si ritrovarono con meno insegnanti e più ore lavorate (Il livello della scuola è molto peggiorato). E ancora: interessi al 3% alla banca europea di investimento e 4,5% al Fmi; valori degli immobili mediamente caduti del 40%; aumento delle tasse in generale, sugli immobili, sui carburanti, sui profitti aziendali (più 10%) e, dulcis in fundo, aumento dell’Iva dal 18 al 24%.

La Grecia ha dovuto vendere i gioielli di famiglia alla Germania e ai cinesi. Venti aeroporti e le telecomunicazioni alle ditte tedesche Fraport e Deutsche Telecom. La cinese Cosco, per esempio, ha comprato il Pireo e il porto di Tessalonicco. Sembra che si siano serviti anche Russia e Francia, ma la parte del leone la ha fatta comunque la Germania. La disoccupazione è passata dal 10 al 28%. Il PIL dal 2009 è sceso da 242 bilioni a 160 bln.

La Grecia ogni tre mesi subiva una ispezione sul suo bilancio, questo controllo si è diradato a sei mesi per poi finire nel 2018. Bontà loro! Negli ultimi 10 anni circa 850.000 greci con una educazione medio alta hanno dovuto emigrare per trovare un lavoro. Il mio amico conclude amaramente: "Gli stranieri sono padroni a casa nostra e la Germania non ci ha aiutato, ha approfittato della nostra situazione, di cui, lo ammetto, noi siamo colpevoli".

Ma un altro mio amico, Franco Ambrosetti, imprenditore ed ex presidente della Camera di Commercio del Ticino, nel 2015 scriveva: "L’adesione della Grecia alla moneta unica, visto il disastro, è stato un errore". E poi:"La Grecia è il paese dove l’Occidente affonda le radici del suo patrimonio intellettuale, è il confine tra cultura occidentale e medio orientale, tra Cristianesimo e Islam". E ancora: "La Grecia è più europea di molte delle 29 nazioni che formano l’Ue. I greci sono i primi responsabili della loro situazione, ma come si è agito con loro non è stato secondo i principi europei della assistenza reciproca". Ambrosetti, infine, diceva anche: "Io credo fermamente nel sogno di una Europa unita. Ovviamente non nella Europa burocratica e arrogante di oggi". Alla Germania sono stati abbuonati il 70% dei danni di guerra e le sue colpe erano ben più gravi. Nel caso Grecia si tratta(va) "solo" di soldi.

Ecco il mondo finanziario in cui viviamo, dobbiamo stare attenti a chi ci presta i soldi e alle condizioni che ci potrebbe porre, anche perché semplicemente li stampa o li crea in modo digitale. L’Italia, piena di problemi, a buona ragione dovrebbe rifiutare grossi prestiti dall’Europa. Una prossima Grecia? No, l’Italia uscirebbe dall’Europa. Ma, a quel punto, quale Europa rimarrebbe?

I fondi prestati agli Stati per la pandemia dovrebbero essere condonati, non ci si dovrebbe approfittare della loro situazione di debolezza e ridurli in una condizione di tale miseria che non riescano più a risollevarsi. Cristine Lagarde ne ha parlato, speriamo che non lasci fare alla Germania.

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