Papà Boschi e l'ombra della massoneria

Da vicepresidente di Etruria per scegliere il suo dg incontrò Carboni, coinvolto nel caso P3. Ma ha sostenuto di non avere deleghe operative

Papà Boschi e l'ombra della massoneria

Non bastasse il caos prodotto dal crac di Banca Etruria e dal successivo decreto salva banche del governo che ha lasciato in mutande i risparmiatori, ora saltano fuori anche le «consulenze» a Bpel in odore di grembiulini e servizi richieste e ottenute - da papà Boschi per individuare il nuovo dg dell'istituto da nominare al posto di Luca Bronchi. L'ex vicedirettore di Banca Etruria e papà del ministro per le riforme Maria Elena, a metà 2014, chiese dunque una mano nientemeno che a Flavio Carboni, uomo di affari (spesso chiacchierati), indagato per la presunta loggia P3 e il cui nome è emerso in tutti i gialli del Bel Paese degli ultimi lustri. L'altro consulente non ortodosso era un caro amico comune, che risponde al nome di Valeriano Mureddu. Vicino di casa della famiglia Renzi a Rignano e figlio di un pastore sardo emigrato in Toscana a fine anni '60, anche Mureddu che sostiene tra l'altro di aver lavorato per la nostra intelligence - ha qualche magagna con la giustizia, sia per una sospetta maxievasione fiscale (con tanto di dossieraggio a carico di vari personaggi ritrovati nella sede aretina della sua società che si occupa di materie plastiche) risalente all'inizio del 2014, che per violazione della legge Anselmi. A Repubblica, Mureddu nega di essere Massone, mentre intervistato dalla Nazione ammette di aver «lavorato» per conto delle nostre barbe finte. Nel 2010, peraltro, di Mureddu si parlò già per un abbocco con il suocero di Fini, Sergio Tulliani, relativo agli affari nel fotovoltaico (tra l'altro proprio il settore al centro di uno dei filoni delle indagini sulla presunta P3).Quando nell'estate del 2014 Boschi senior si affida a questo curioso duo, incontrando Mureddu nell'ufficio romano a disposizione di Carboni, il nome che salta fuori è quello di Matteo Arpe. A suggerirlo a Carboni sarebbe stato l'ex leghista Gianmario Ferramonti. Ma la consulenza al gusto di massoneria (per la verità non certo una novità per Bpel, sempre divisa tra cattolici e grembiulini) non porterà frutti, visto che ad agosto dello scorso anno la poltrona di dg andò a Daniele Cabiati, rimasto in carica fino allo scorso giugno.Zero risultati, appunto, ma nuovi scenari imbarazzanti per il governo a margine del patatrac di Banca Etruria. Boschi senior, più che un vicepresidente senza deleghe e senza potere, appare come uno dei capi effettivi della banca, proprio come indicato dalle relazioni di Bankitalia che parlavano di un «direttivo» ristretto che di fatto comandava dentro Bpel.

Tanto che, stando ai racconti di Carboni e dello stesso Mureddu, il papà della Boschi s'era messo a lavorare informalmente all'individuazione di un ruolo chiave per l'istituto di credito che stava affondando. Incaricando dopo una cena proprio Mureddu, che sarà anche figlio di un pastore e dunque coerente con il quadretto bucolico tracciato dalla figlia nella appassionata autodifesa di famiglia in occasione del voto di sfiducia ma che è anche vicino di Tiziano Renzi, amicissimo di Carboni e legato, secondo quanto Carboni ha raccontato a Libero, anche dell'ex presidente di Bpel Lorenzo Rosi. Sempre Carboni, precisando che a darsi da fare sarebbe stato soprattutto Mureddu, aggiunge anche che oltre alla nomina del direttore generale ci sarebbe anche stata una richiesta per individuare «qualche stato estero che intervenisse a favore di questo gruppo».Si delinea insomma un nuovo fronte temporalesco per il governo, in particolare per la Boschi, che appena qualche mese fa al capogruppo M5S Gianluca Castaldi che evocava «indicibili accordi massonici» dietro alla riforma costituzionale, urlò: «Massone lo dici a tua sorella». Beccandosi una bacchettata del Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia, Stefano Bisi: «Frase sgradevole, mi sorprende che sia stata proprio lei a pronunciarla». Ma oltre ai guai per l'esecutivo, sembrano confermati anche gli scenari ancora in parte oscuri celati dietro ai freddi numeri (fallimentari) che raccontano la storia di Banca Etruria.

Da sempre, come detto, divisa tra l'anima cattolica e quella massonica che per anni, durante la gestione di Elio Faralli, aveva imperversato nel governo della ex mutua dell'oro, prima di lasciare le redini al gruppo dirigente espressione della ex democrazia cristiana. Ma, a quanto pare, le cointeressenze non si sono mai spezzate.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica