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Papà in fuga: libero in Spagna, indagato in Italia

Papà in fuga: libero in Spagna, indagato in Italia

TorinoHa lasciato il palagiustizia di Albacete da uomo libero. Dopo aver trascorso una notte in una cella di sicurezza della cittadina a sud di Valencia, Enzo Costanza, il padre di Orbassano che martedì era sparito portando con sé il figlio di appena due settimane, è stato scarcerato dai giudici iberici. La procura spagnola ha archiviato il procedimento nei suoi confronti e adesso Costanza sta per tornare in Italia, accompagnato dal cognato. «Ho smesso di prendere i farmaci perché sento di star bene - ha spiegato l'uomo alle autorità spagnole -. Sono un bravo “mammo”, non ho fatto mancare nulla a mio figlio. Gli voglio bene, non avrei mai fatto nulla per metterlo in pericolo».

A Torino, però, Costanza è ancora iscritto nel registro degli indagati: il pm Valerio Longi gli contesta il reato di sottrazione di minore e non appena rientrerà verrà interrogato. Dovrà spiegare molte cose, ma al momento nei suoi confronti è stato deciso di non emettere alcun provvedimento di fermo. La sua rocambolesca fuga per raggiungere Santiago de Compostela è finita venerdì, poco prima delle 12, quando la guardia civil spagnola lo ha fermato in un supermercato di Albacete mentre faceva la spesa. Portato in commissariato, è stato messo in stato di detenciòn . Ma ieri mattina, dopo un'udienza lampo di fronte al giudice di Albacete, Costanza ha lasciato il tribunale da uomo libero. Non ha ancora incontrato la moglie Stefania che, dopo il ritrovamento, era volata in Spagna per poter riabbracciare il suo bambino e oggi tornerà in Italia. La donna, nonostante i quattro giorni di angoscia, ha avuto parole gentili per il marito: «Io lo perdono, ha bisogno di aiuto. Enzo è un uomo gentile, premuroso: è una bella e brava persona, altrimenti non staremmo insieme da 13 anni e non ci avrei fatto un figlio. Purtroppo nella sua vita ha avuto questo problema che forse non ha mai accettato fino in fondo e così ha smesso di prendere le medicine».

Per lei sono stati quattro giorni terribili, «ma adesso va decisamente meglio - racconta -. Non potevo lasciarmi andare, dovevo mantenere la lucidità perché c'erano alcune cose che sapevo solo io e dovevo aiutare i carabinieri. Non sapevamo se il bambino stesse bene. Un sospiro di sollievo lo abbiamo tirato quando i testimoni hanno raccontato che Enzo aveva comprato il biberon e che mio figlio stava bene. Fino a quel momento eravamo tutti in allerta. Mio marito è sempre stato un padre premuroso, adora suo figlio, ma era chiaro che non era in sé e per questo avevamo paura.

Del resto non ci aspettavamo neanche che scappasse, quindi non sapevamo cosa potesse fare».

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