Papa coraggio atterra in Kenya: "Attentati? Temo più le zanzare"

Francesco snobba gli allarmi per la visita ad alto rischio in Centrafrica. E lancia un nuovo monito al mondo: "Il terrorismo nasce dalla povertà"

Papa coraggio atterra in Kenya: "Attentati? Temo più le zanzare"

«Karibu Papa Francesco». Il Kenya dà il benvenuto, in lingua swahili, a Jorge Mario Bergoglio, per la prima volta in terra africana. Inizia da Nairobi il viaggio di sei giorni del Pontefice: una visita carica di significati che segna la sfida del Papa al terrorismo. Bergoglio non ha ascoltato i numerosi avvertimenti lanciati dagli 007 francesi («alto rischio» di attacchi terroristici) e ha proseguito, fermo, sulla sua decisione.Anzi, sul volo che da Roma lo ha portato a Nairobi, il Papa ha scherzato con i giornalisti che gli chiedevano se temesse attentati: «Sono più preoccupato per le zanzare», ha sorriso.

Il Papa osserva sgomento lo scenario internazionale segnato da conflitti mondiali, da scontri etnici, politici ed economici (Bergoglio parla di una «guerra mondiale a pezzi») e vola in Africa come «messaggero di pace e riconciliazione». Per incontrare gli ultimi, i dimenticati, gli emarginati. Trova, in Africa, una chiesa cattolica in forte espansione, capace di crescere più velocemente delle altre confessioni cristiane così come dell'Islam.

A Nairobi viene accolto da canti e balli festosi; poi l'incontro con il presidente Uhuru Kenyatta, che a poche ore dall'arrivo del Pontefice, ha rimosso cinque ministri finiti sotto inchiesta per corruzione.«L'esperienza dimostra che la violenza, il conflitto e il terrorismo si alimentano con la paura, la sfiducia e la disperazione, che nascono dalla povertà e dalla frustrazione», ha ammonito il Papa affrontando subito uno dei temi più scottanti del suo undicesimo viaggio internazionale. «Fintanto che le nostre società sperimenteranno le divisioni, siano esse etniche, religiose o economiche ha aggiunto - tutti gli uomini e le donne di buona volontà sono chiamati a operare per la riconciliazione e la pace, per il perdono e per la guarigione dei cuori.

Nell'opera di costruzione di un solido ordine democratico, di rafforzamento della coesione e dell'integrazione, della tolleranza e del rispetto per gli altri, il perseguimento del bene comune deve essere un obiettivo primario». Sul viaggio in Africa di Papa Francesco pende l'allarme terroristico. Kenya e Uganda hanno dispiegato 10mila uomini per garantire la sicurezza del Pontefice che terrà in tutto 19 discorsi tra Nairobi, Kampala e Bangui.La terza tappa, quella nella Repubblica centrafricana, ex colonia francese guidata da un governo di transizione e scossa da anni da una guerra civile che intreccia il conflitto tra cristiani e musulmani, è considerata quella più a rischio.Ma a quanto apprende il Giornale le Nazioni Unite hanno messo a punto un elevato livello di sicurezza, tanto che a Bangui ci saranno perfino le guardie del corpo personali di Ban Ki-moon a proteggere, insieme alla gendarmeria vaticana, il Papa.

In campo anche caschi blu che giungeranno dai Paesi vicini. Approntati inoltre piani anti-terrorismo della Minusca (la missione umanitaria delle Nazioni Unite per la Repubblica centrafricana), a cui il governo ha affidato la direzione e il coordinamento di tutto l'apparato di sicurezza con l'intento di prevenire anche gesti isolati di sconsiderati. A Bangui ci saranno dispiegati 3mila caschi blu, un migliaio di soldati di diversi contingenti e 500 poliziotti. Oggi l'agenda papale prevede un incontro interreligioso ed ecumenico, una messa nel campus di Nairobi che, con i parchi circostanti, può contenere fino a un milione di persone e nel pomeriggio la visita alla sede delle agenzie Onu.

E il suo pensiero è già a Bangui. Al comandante che gli ha promesso che avrebbero fatto di tutto per consentirgli anche quella tappa, Francesco ha risposto: «Io voglio andare in Centrafrica. Se non ci riuscite, datemi un paracadute!».

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