Luogo di confronto e di incontro da sempre, nel segno dell'esperienza di Comunione e Liberazione. Ma anche palcoscenico di fine estate capace di intercettare tendenze e umori e dettare tempi e priorità della ripartenza della stagione politica. Il Meeting di Rimini riparte dal desiderio di conoscere e da un titolo che riprende una frase rivolta nel 1968 da don Giussani a un suo giovane amico che gli aveva detto che bisogna seguire le «forze che muovono la storia». La risposta del fondatore di Cielle fu che le vere forze che muovono la storia sono le stesse che rendono felice l'uomo. Un modo per dire che i grandi cambiamenti partono dal cuore dell'uomo.
Da questa riflessione parte la kermesse riminese che accoglie il messaggio di saluto di Papa Francesco, insieme a quelli di Sergio Mattarella e del segretario generale dell'Onu, Antonio Manuel de Oliveira Guterres, e si ferma per condividere il dolore di Genova. La 39esima edizione prende il via proprio da un pensiero rivolto alle famiglie delle vittime del crollo del ponte Morandi. La presidente del Meeting, Emilia Guarnieri, prende la parola all'inizio della messa e prima all'incontro con il nunzio apostolico negli Stati Uniti, mons. Christophe Pierre, chiede a tutti i partecipanti di rispettare un minuto di silenzio. «Non possiamo non augurarci che coloro che hanno responsabilità facciano tutto ciò che dipende da loro» dice Guarnieri. Da Rimini «ci sentiamo obbligati a guardare con commosso silenzio ciò che non dipende da noi e che anche in queste circostanze ci si mette davanti». A nome del popolo di Cl, la presidente invia un messaggio al presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, e al sindaco di Genova, Marco Bucci.
La presidente della Fondazione Meeting ricorda che «il titolo del Meeting fa riferimento a quella svolta cruciale avvenuta nella società intorno al Sessantotto, i cui effetti non si sono esauriti a cinquant'anni di distanza, tanto che Papa Francesco (nella foto) afferma che oggi non viviamo un'epoca di cambiamento quanto un cambiamento d'epoca». E il Santo Padre, nel suo messaggio - firmato dal Segretario di Stato vaticano Pietro Parolin e indirizzato al vescovo di Rimini, monsignor Francesco Lambiasi - riflette su come i credenti debbano mettersi in relazione con la storia.
«Il cristiano non può rinunciare a sognare che il mondo cambi in meglio. È ragionevole sognarlo, perché alla radice di questa certezza c'è la convinzione profonda che Cristo è l'inizio del mondo nuovo». Una convinzione che Papa Francesco sintetizza con queste parole: «La sua resurrezione non è una cosa del passato; contiene una forza di vita che ha penetrato il mondo. Dove sembra che tutto sia morto, da ogni parte tornano ad apparire i germogli della resurrezione. È una forza senza uguali. Nel mezzo dell'oscurità comincia sempre a sbocciare qualcosa di nuovo».
Se il Meeting si concentra sull'analisi del 68, anche con una mostra intitolata «Vogliamo tutto 1968-2018» e sceglie un approccio storico, senza mitizzazioni o demonizzazioni, il Santo Padre ricorda che «nessuno sforzo, nessuna rivoluzione può soddisfare il cuore dell'uomo. Solo Dio, che ci ha fatti con un desiderio infinito, lo può riempire della sua presenza infinita; per questo si è fatto uomo».
Papa Francesco mette in guardia «dalla schiavitù dei 'falsi infiniti', che promettono felicità senza poterla assicurare» ed esprime l'augurio «che il Meeting di quest'anno sia, per tutti coloro che vi parteciperanno, occasione per approfondire o per accogliere l'invito del Signore Gesù: Venite e vedrete».
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