Cronache

Il Papa pallido e magro all'Angelus dal Gemelli. "Grazie dell'affetto, la Sanità sia gratis per tutti"

Si affaccia con i bambini malati. E invoca un sistema sanitario universale

Il Papa pallido e magro all'Angelus dal Gemelli. "Grazie dell'affetto, la Sanità sia gratis per tutti"

Corpi e anime. Il mistero del dolore e la grazia della gratuità. Lo scandalo di una Chiesa allineata al mondo, ispirata alla logica del profitto e lontana dai bisogni. Dal Policlinico Gemelli, il Papa non si nasconde nulla, nemmeno i temi più scivolosi per l'immagine dell'istituzione che guida, e dà voce alle grandi domande che accompagnano la sofferenza. Del resto è la cifra del cristianesimo: tiene insieme tutto, la grandezza e la miseria dell'uomo.

Bergoglio si affaccia al balconcino del decimo piano per l'Angelus: è ancora affaticato dopo l'intervento al colon, ma colpisce ancora di più la presenza di alcuni bambini ricoverati nel vicino reparto di oncologia. Le anime e i corpi, dunque: «Qui ci sono alcuni amici, bambini malati, perché soffrono i bambini è una domanda che tocca il cuore».

Non esistono risposte prestampate, c'è solo un surplus di umanità sovrannaturale che da duemila anni si fa vicinanza fin nelle pieghe del quotidiano, fino a dare sollievo all'angoscia che avvolge la malattia. Papa Francesco declina questa novità, traducendola in un principio di laica solidarietà: l'elogio del sistema sanitario universale. «In questi giorni di ricovero in ospedale, ho sperimentato quanto sia importante un buon servizio sanitario, accessibile a tutti, come c'è in Italia e in altri Paesi, un servizio sanitario gratuito. Non bisogna perdere questo bene prezioso - prosegue Bergoglio - bisogna mantenerlo. E per questo occorre impegnarsi tutti, perché serve a tutti e chiede il contributo di tutti». La Chiesa non abbandona chi è segnato dalla malattia, ancora di più se le difficili condizioni di salute si coniugano con una situazione di precarietà economica e senza l'aiuto dello Stato le cure sarebbero impossibili. Ma il Papa, che parla dal Gemelli come Wojtyla, non si ferma qua e se la prende con chi tradisce quel mandato di amore e comprensione: «Anche nella Chiesa succede qualche volta che qualche istituzione sanitaria non vada bene economicamente, per una gestione non buona, e allora il primo pensiero che ci viene è venderla. Ma la vocazione della Chiesa non è avere quattrini, ma fare servizio. E il servizio è sempre gratuito». Bisogna cominciare a costruire un pezzo di cielo in terra e la sanità è uno dei settori in cui questa sensibilità emerge di più.

Il Papa, smagrito e pallido, si sofferma sull'olio degli infermi, il sacramento dei malati «che dà conforto allo spirito e al corpo. Questo olio è anche l'ascolto, la vicinanza, la tenerezza di chi si prende cura della persona malata: è come una carezza che fa stare meglio, lenisce il dolore e risolleva». La conclusione è un grazie a chi indossa il camice bianco e a tutti gli operatori: «Voglio dire il mio apprezzamento e il mio incoraggiamento ai medici e a tutto il personale di questo e degli altri ospedali». È l'Angelus del Papa malato: preghiera ed elogio, speranza e autocritica: ai confini della vita, dove il mondo chiude gli occhi per non vedere.

E la paura sembra l'ultima parola.

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