Roma Per Alfie si era mosso persino Papa Francesco, mettendo a disposizione l'ospedale Bambin Gesù. Ma neppure l'impegno del Pontefice è bastato per salvarlo. «Sono profondamente toccato dalla morte del piccolo Alfie. Oggi prego specialmente per i suoi genitori, mentre Dio lo accoglie nel suo tenero abbraccio», ha twittato Bergoglio ieri mattina.
Allo stesso modo scosso dal tragico epilogo della vicenda anche il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana: «Il piccolo Alfie ha toccato i nostri sentimenti più profondi e il cuore. L'abbiamo seguito come un figlio. Abbiamo trepidato per le sue condizioni di salute. Speravamo che l'appello del Santo Padre e delle istituzioni venisse almeno preso in considerazione. Gli affetti, i sentimenti e il dolore dei suoi genitori non sono valsi a nulla, come pure i tentativi di tutti coloro che avrebbero voluto prolungargli la vita. Non è possibile che si continui a derogare dei principi fondamentali che riguardano la vita in nome di un umanesimo freddo e senza anima».
Piange l'Italia laica che ha seguito con apprensione sulla stampa le ultime vicende legate alla malattia di Alfie. Oltre al cordoglio della gente comune, come se il bimbo cui era stata concessa la cittadinanza italiana in extremis per tentare di facilitarne il trasferimento al Bambin Gesù fosse stato da sempre uno di noi, quello delle istituzioni e della politica, carico di rabbia e di domande sulla legittimità delle procedure anglosassoni. «Perché non hanno permesso che venisse curato in Italia? Qualcuno aveva qualcosa da nascondere? Da papà e da politico provo rabbia e tristezza: mai più», ha scritto su Twitter il leader della Lega, Matteo Salvini, mentre Simone Pillon, senatore del Carroccio, annunciava la presentazione di un esposto alla Procura di Roma per chiarire definitivamente le responsabilità della morte del bambino inglese.
Addolorata e molto critica anche Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d'Italia, che ha affidato a Facebook il suo punto di vista. «Non è la mia Europa - ha postato - quella che si accanisce contro una famiglia colpita dalla tragedia lacerante di un figlio gravemente malato. Non è la mia Europa quella nella quale i medici guardano più ai bilanci dell'azienda sanitaria che alla vita delle persone, quella nella quale i giudici si permettono di definire una vita inutile, quella nella quale burocrati e passanti hanno più diritto di una madre e di un padre a decidere cosa sia meglio per il loro bambino». Commentando la morte di Alfie, la parlamentare di Forza Italia Michela Vittoria Brambilla si è detta come cittadina europea «lontana anni luce dalle istituzioni che hanno solo aggravato questo strazio». «Quando la giustizia arriva al punto di negare anche il diritto alla speranza - ha aggiunto la deputata - dobbiamo tutti riflettere e chiederci se l'Occidente meriti ancora l'appellativo di civile».
Diversa l'opinione di Maria Antonietta Farina Coscioni, presidente dell'Istituto Coscioni, per la quale «l'amore per un figlio malato inguaribile non deve cadere in egoismo nel mantenerlo o volerlo in vita a tutti i costi».
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