Il Papa richiama San Suu Kyi: "La pace è rispetto di ogni etnia"

L'incontro in Birmania: chiaro riferimento alla minoranza islamica Rohingya. Ma Francesco non usa la parola tabù

Il Papa richiama San Suu Kyi: "La pace è rispetto di ogni etnia"

È la stretta di mano tra Papa Francesco e la consigliera del governo e ministro degli Esteri, Aung San Suu Kyi, l`immagine simbolo della seconda giornata della visita di Bergoglio in Myanmar. Ventitré minuti di colloquio privato nella capitale Nay Pyi Taw con al centro il tema della tutela delle minoranze. Ma non cita, il premio Nobel per la Pace, né lo farà successivamente il Pontefice nel suo primo discorso ufficiale in terra birmana, la parola «tabù» Rohingya, la minoranza musulmana al centro della crisi umanitaria dopo l`ondata di repressioni che ha costretto alla fuga dal paese centinaia di migliaia di persone.

«Il futuro del Myanmar deve essere la pace - avverte Bergoglio nel discorso davanti alle autorità, alla società civile e ai membri del corpo diplomatico - una pace fondata sul rispetto della dignità e dei diritti di ogni membro della società, sul rispetto di ogni gruppo etnico e della sua identità, dello stato di diritto e di un ordine democratico che consenta a ciascun individuo e a ogni gruppo, nessuno escluso, di offrire il suo legittimo contributo al bene comune». Ascolta, attenta, anche Aung San Suu Kyi. Francesco, su consiglio della chiesa cattolica birmana, non cita esplicitamente i Rohingya, ma chiede rispetto per ogni gruppo etnico. Ed è chiaro il suo riferimento. Tuttavia, il suo discorso ha scontentato i rappresentanti della minoranza musulmana e delle associazioni per i diritti umani. Phil Robertson, vice capo della divisione asiatica di Human Rights Watch`s Asia division, ha affermato che «è stata persa un`occasione importante».

Da fine agosto 620mila musulmani Rohingya sono fuggiti in Bangladesh, dove il Papa si recherà il primo dicembre. Il Myanmar è accusato di repressioni e violenze. Secondo l`Onu di una vera e propria epurazione etnica. E la leader birmana, premio Nobel nel 1991, è accusata di non difendere i membri della comunità musulmana per non entrare in contrasto con l`esercito.

Il popolo birmano, ha aggiunto Francesco, «ha molto sofferto e tuttora soffre, a causa di conflitti interni e di ostilità che sono durati troppo a lungo e hanno creato profonde divisioni. Poiché la nazione è ora impegnata per ripristinare la pace, la guarigione di queste ferite si impone come una priorità politica e spirituale fondamentale. L`arduo processo di costruzione della pace e della riconciliazione nazionale - ha ribadito il Pontefice argentino - può avanzare solo attraverso l`impegno per la giustizia e il rispetto dei diritti umani».

Aung San Suu Kyi si è impegnata a proteggere i diritti e a promuovere la tolleranza «per tutti». «Il nostro governo - ha detto - ha l`obiettivo di fare emergere la bellezza della nostra diversità e di rafforzarla, proteggendo i diritti, incoraggiando la tolleranza e garantendo la sicurezza a tutti. Continuiamo a camminare insieme con fiducia».

E proprio nel giorno dell`incontro tra il Papa e la leader birmana è arrivata la notizia della

revoca dell`onorificenza della città di Oxford a Aung San Suu Kyi. Una decisione che il consiglio municipale definisce «senza precedenti» e che motiva con «l`immobilismo di fronte all`oppressione della minoranza Rohingya».

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