
"Siate affamati e siate folli", forse più affamati che altro. Perché chissà cosa avrebbe detto Steve Jobs vedendo il suo successore incravattato andare alla Casa Bianca come un Re Magio (più che altro mogio) per inchinarsi al nuovo messia americano. In mano una specie di riconoscimento (pure bruttarello, altro che design) con una base in oro 24 carati, ma poi in realtà il vero trofeo era proprio lui, Tim Cook, mostrato al mondo da Donald Trump per essersi piegato a sborsare 100 miliardi di dollari aggiuntivi per l'Apple American Manufactoring Program in cambio dell'azzeramento dei dazi. Di Jobs si disse che aveva trasformato il potere della politica nella tecnologia, il percorso inverso è completo. E che tristezza.
La parabola discendente dell'azienda che fu la più potente (e ricca) del pianeta è evidente, e lo diciamo da Melappassionati: la Visione si è trasformata in una mera questione di denaro, e così tutti i princìpi su cui si è basato il successo che ha cambiato le nostre vite a inizio millennio sono stati traditi, finiti in mano a favolosi contabili più che a sfrontati inventori. Apple ha macinato miliardi puntando sempre più sui servizi e pensando sempre meno ai prodotti. E il risultato è stato che, arrivato al comando un imprenditore che picchia il pugno più forte, gli allora pirati di Jobs sono diventati i marinai di Cook. D'altronde, quando nel giorno dell'insediamento Trump disse che sarebbero tornati a esistere solo "l'uomo e la donna", Tim ("orgogliosamente", come affermò una volta, Lgbtq+) era dietro di lui ad applaudire.
Apple, purtroppo, negli ultimi anni ha perso molto per strada: innovazione (gli iPhone si susseguono stancamente un pezzettino di novità alla volta), mercato (soprattutto in Cina), visione (sull'intelligenza artificiale è in ritardo) e a volte buone maniere.
L'11 aprile 2026 saranno i 50 anni dalla presentazione dell'Apple I, e forse è arrivata l'occasione di restituire l'azienda ai creativi. Neppure l'uscita del prossimo iPhone a settembre potrà più nascondere l'evidenza, anche se sarà, come si dice sempre a Cupertino, "il migliore di sempre". Sicuramente sarà il più triste.