Un tempo era solo egoismo e indifferenza. Oggi è una guerra all'Italia combattuta con l'arma dei migranti. Per capirlo basta osservare quanto successo lunedì al vertice dei ministri degli interni europei convocato a Parigi da Emmanuel Macron e disertato da Matteo Salvini. In quel vertice si è tentato di far passare il trappolone organizzato una settimana prima ad Helsinki. Nel primo incontro il ministro degli interni francese Christophe Castaner e quello tedesco Horst Seehofer avevano tentato di trasformare Italia e Malta nei punti di sbarco obbligatori per tutti i migranti. Un tentativo messo in atto impiegando quei concetti di «porto sicuro» e «porto più vicino», utilizzati, guarda caso, dalle Ong e dai capitani alla Carola per giustificare la «necessità» d'imporci i loro carichi umani. Non a caso nella lettera con cui annunciava il «no» dell'Italia e il rifiuto di recarsi a Parigi Matteo Salvini accusava Francia e Germania di volerci trasformare nel «campo profughi dell'Europa».
La durezza dell'espressione è legata all'altro grande inganno contenuto nel piano di Berlino e Parigi. Un inganno riassumibile nella promessa di avviare in «tempi brevi» una politica di redistribuzione dei migranti sbarcati fra Italia e Malta. La mancanza di tempi definiti è già sospetta. E per capirlo basta ricordare la mai completata redistribuzione dei 40mila «richiedenti asilo» presenti in Italia «decisa» nel settembre 2015 dalla Commissione Europea. A rendere doppiamente subdola la nuova proposta di «redistribuzione» contribuisce il fatto di riferirsi, come allora, esclusivamente ai «richiedenti asilo». Grazie a questa sottigliezza i migranti irregolari privi dei requisiti indispensabili per l'asilo - ovvero la stragrande maggioranza - resterebbero per sempre in Italia. A Parigi si preparava, insomma, un salto nel passato che, analogamente a quanto successo nell'estate 2014, avrebbe permesso ad un'Unione guidata dal direttorio franco-tedesco di scaricarci il peso di tutti i migranti del Mediterraneo. Cinque anni fa il governo Renzi piegò la testa in cambio di maggiore flessibilità sui conti pubblici e di quei fondi europei utilizzati per ingrassare le cooperative catto-comuniste a a cui venne delegata l'accoglienza. Ma se allora l'Europa si muoveva per meschino egoismo oggi l'atteggiamento anti italiano di cui Macron è portabandiera è figlio di un'aperta ostilità.
E se nel 2014 il governo Renzi piegò la testa in cambio di un indennizzo politico-economico oggi l'unica contropartita possibile è la nascita di un governo in linea con Bruxelles. Fino ad allora i migranti non saranno più un problema europeo, ma un'arma da usare contro l'Italia per piegarla economicamente e politicamente.
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