Afghanistan in fiamme

Il Parlamento ora scalpita. Ma è già rissa sui profughi

Renzi: "Riaprano le Camere". Tajani: "Piano umanitario". Accoglienza, i sindaci sono pronti

Il Parlamento ora scalpita. Ma è già rissa sui profughi

Tutti uniti, nella politica italiana, nel chiedere che il governo venga in aula a riferire, e che il Parlamento possa discutere del precipitare della situazione afghana. Per dividersi un attimo dopo, quando si parla delle conseguenze della ritirata occidentale, e delle drammatiche emergenze umanitarie che sta provocando, a cominciare dai profughi in fuga dalla violenza talebana che i sindaci italiani si dicono pronti ad accogliere ma che altri preferirebbero buttare a mare.

Un appuntamento parlamentare è già convocato: il 24 agosto le commissioni Esteri e Difesa ascolteranno i ministri Luigi Di Maio (fino a lunedì intento a mandare selfie dalle spiagge pugliesi) e Lorenzo Guerini. Ma c'è chi si lamenta per i tempi troppo rilassati: «È incredibile che si perdano altri giorni. Non c'è diritto di riposo qualsiasi cosa accada nel mondo - accusa (dalla costa siciliana) Matteo Salvini, assestando un colpo al suo ex dioscuro Di Maio - Se c'è una situazione esplosiva sullo scenario internazionale, riterrei quanto meno doverosa la convocazione urgente delle Camere». Camere al momento deserte, con un'unica eccezione: ieri a Palazzo Madama c'era infatti l'ex premier Matteo Renzi, che - in diretta Facebook dal suo studio - ha chiesto anche lui che il Parlamento si riunisca e che «la politica reagisca», ma ha soprattutto lanciato una proposta rivolta al governo: «Abbiamo chiesto al presidente del Consiglio, Mario Draghi, la cui autorevolezza è fuori discussione, di farsi promotore di un'iniziativa al prossimo G20 di ottobre a Roma: mettere all'ordine del giorno la necessità di una nuova coalizione internazionale contro il terrorismo. C'è bisogno di una discussione politica vera, e non da populisti, sulla politica estera dell'Europa, sul rispetto dei valori e dei diritti umani, sulle conseguenze epocali di quel che sta succedendo» dopo «questa sconfitta umiliante per la comunità occidentale».

Intanto, mentre a Kabul ci si appende persino agli aerei in decollo pur di fuggire dalla morsa della violenza oscurantista, la parola «profughi» scatena subito i riflessi pavloviani della destra anti-migranti contro la sinistra che chiede corridoi umanitari per le vittime dei talebani. Di Maio, che ieri ha partecipato al vertice dei ministri degli Esteri europei, avverte: «Siamo consapevoli che aumenterà la domanda di accoglienza di rifugiati e migranti dall'Afghanistan, e per questo è necessario che la Ue metta a punto una risposta comune». Il Pd lancia una «mobilitazione nazionale» per «aiutare chi resta e accogliere chi fugge», come dice Enrico Letta. «L'Occidente eviti che la sconfitta diventi una catastrofe: Onu, Nato e Ue diano vita a un piano umanitario per l'Afghanistan. Solo salvando vite potremo riscattarci», ammonisce da Fi Antonio Tajani. Molti sindaci italiani, soprattutto di centrosinistra ma anche di centrodestra e persino leghisti, come il ferrarese Fabbri, annunciano la disponibilità a dare asilo ai fuggiaschi. «Firenze, città aperta, è pronta a fare la sua parte di fronte al dramma umanitario che si sta consumando», dice ad esempio Dario Nardella. Ma la reazione del leader della Lega è un niet: «Accogliere alcune decine di collaboratori della nostra ambasciata mi sembra doveroso, ma nessuno ci venga a parlare di accoglierne migliaia. Lo faccia qualcun altro, noi non possiamo farcene carico».

E da FdI gli fa eco Ignazio La Russa: «I profughi? Se li prenda Biden».

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