Cronache

Parolacce in campo Il papà arbitro multa il figlio

Parolacce in campo Il papà arbitro multa il figlio

Si dice che un buon padre debba dare i giusti insegnamenti al figlio. E l'esempio è arrivato dal cricket, sport per gentiluomini nato nella sua forma moderna in Inghilterra. Sport nel quale contano dunque le buone maniere. Difficile non assistere a imprecazioni di ogni genere sui campi di tutto il mondo, magari per un tiro fallito o un calcione di troppo subìto o semplicemente per una decisione arbitrale poco gradita. Il caso di Stuart Broad, quick della nazionale inglese di cricket, è ancora più singolare: sabato scorso ha usato qualche parolaccia di troppo - chiamarla imprecazione è forse improprio in questa circostanza - dopo aver eliminato il tailender (il battitore debole, nel gergo della disciplina) del Pakistan Yasir Shah. L'arbitro lo ha sentito e lo ha multato oltre ad affibiargli una nota di demerito (l'equivalente di una diffida in altri sport).

Il gesto, corretto a termini di regolamento, assume una valenza educativa ancora maggiore se si considera che l'arbitro in questione si chiama Chris Broad. Nessun caso di omonimia con il giocatore, semplicemente è il papà di Stuart. Che forse doveva aspettarsi una «punizione» del genere, ma che di sicuro non si aspettava che tale sanzione gli arrivasse dal genitore. Broad senior avrebbe rimproverato il figlio a cose normali, figuriamoci se doveva giudicarlo da direttore di gara. Chiamato a non guardare in faccia nessuno e a far rispettare le regole, innanzitutto della decenza, anche se è suo figlio ad aver commesso una tale «scorrettezza» verbale.

Difficile che Stuart Broad possa ritrovarsi di nuovo il papà a giudicarlo in campo non come tifoso ma come arbitro. La sua sfortuna è stata quindi che, a causa del Covid e per arginare la pandemia ancora non pienamente sconfitta, la federazione internazionale si sia affidata ad arbitri locali per i match di alto livello. E che suo papà fosse scelto proprio per questa partita. Di sicuro una lezione in più per il non più giovanissimo Stuart (34 anni) la cui famiglia ha vissuto sempre nel cricket.

Papà Chris, prima di fare l'arbitro, è stato un nazionale inglese dal 1984 al 1989 e sua sorella Gemma ha lavorato per la squadra inglese come analista di squadra.

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