Parte l'assalto a Bankitalia: per i 5s è il nuovo nemico

Parte l'assalto a Bankitalia: per i 5s è il nuovo nemico

Roma Con una voce sola contro l'austerity, il capitalismo, le banche e, ovviamente, contro il nuovo nemico: la Banca d'Italia che ha osato confutare le stime di crescita del quadro programmatico della Nota di aggiornamento del Def. «È un atto di coraggio che gli italiani aspettavano da anni e non si può tornare indietro: non accetto il fatto che Bankitalia dica che non va bene», ha ripetuto il vicepremier Luigi Di Maio (che già aveva invitato via Nazionale a presentarsi alle elezioni) dando la linea a tutto il partito.

«Di lotta e di governo» si sarebbe detto un tempo, ma il Movimento nato per gemmazione dalla Casaleggio & Associati è oltre questa definizione antiquata. È piuttosto una falange pronta a scagliarsi contro il nemico di turno a prescindere dai principi. Anche la nemesi di Di Maio, il sandinista Alessandro Di Battista ha preso la parola contro il governatore Ignazio Visco scandendo un nuovo cronoprogramma. «Mi auguro che il governo, passata la legge finanziaria, metta mano a tutto questo perché democrazia significa potere ai cittadini, non agli avvoltoi del secolo!», ha scritto su Facebook l'epigono dei guevaristi in servizio permanente effettivo dimenticandosi anche del funzionamento di Palazzo Koch e affermando che «la verità è che oggi, Bankitalia, è di fatto controllata dalle banche private che dovrebbe controllare e le banche private sono incazzate nere, non perché ci sarà deficit al 2,4%, ma perché, per la prima volta, si distribuiscono risorse alla povera gente e non a loro». Stalinismo in pillole: anche se con azionisti privati, la Banca d'Italia è un istituto di diritto pubblico e come tale è autonoma: inoltre la Vigilanza oggi è in massima parte ascritta alla Bce.

L'attacco concentrico, però, era già partito. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro, ha spiegato che «le istituzioni hanno tutto il diritto di esprimere le proprie valutazioni, ma devono rispettare la volontà politica senza fare valutazioni ragionieristiche» e poi «la credibilità di Bankitalia ultimamente è venuta meno». Il primato della politica come esercizio della sovranità popolare, un manifesto da Prima Repubblica che promette gli stessi sfaceli economici. È deciso così e ai suoi esponenti non resta che adeguarsi.

«Inutile girarci intorno: se dietro alle critiche rivolte alla manovra da Bankitalia c'è il tentativo di suggerire per l'ennesima volta politiche di austerity, non ci siamo proprio», ha scritto il presidente della commissione Bilancio del Senato, Daniele Pesco. E a questa violenza, purtroppo, non c'è rimedio: chi difende le istituzioni o prova solo a far di conto è nemico del popolo.

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