Parte la rivolta dei sindaci sovranisti: via le foto del capo dello Stato dagli uffici

Grimoldi: «Democrazia ferita». Alberto da Giussano al posto del presidente

Parte la rivolta dei sindaci sovranisti: via le foto del capo dello Stato dagli uffici

Roma - «Via le foto del capo dello Stato dagli uffici comunali»: i sindaci della Lega in Lombardia protestano così contro la decisione di Sergio Mattarella di non dar vita all'esecutivo proposto da Matteo Salvini e Luigi Di Maio. L'appello arriva dal segretario della Lega Lombarda, Paolo Grimoldi, dopo che il Presidente della Repubblica ha detto no alla candidatura di Paolo Savona a ministro dell'Economia.

«Oggi - scrive il leghista sulla sua pagina Facebook -la democrazia italiana è stata ferita a morte. Siamo profondamente preoccupati e indignati per una decisione di inaudita gravità. La Lega era ed è pronta a governare con i propri ministri per liberare il Paese dalle catene che evidentemente Berlino e Bruxelles hanno messo alle caviglie del nostro Paese. Per questa ragione - prosegue - ho chiesto agli oltre 160 sindaci della Lega in Lombardia di rimuovere dai loro uffici la foto di Sergio Mattarella, che non rappresenta più un garante imparziale dei cittadini».

Proposta accolta dal deputato leghista Eugenio Zoffili, che è anche consigliere comunale a Erba, dal deputato Daniele Belotti, dai sindaci Claudio Sessa (Torre Boldone), Cristian Vezzoli (Seriate), Magda Beretta (Senago), Angelo Rocchi (Cologno Monzese), e moltissimi altri, tra i quali primi cittadini che ammettono di non averla mai avuta, come Michele Jacobelli (Palazzago), Fabrizio Sala (Telgate), Andrea Capelletti (Covo), Giovanni Malanchini (Spirano). Adesioni anche fuori dalla Lombardia, come quella del capogruppo di Casapound al municipio X di Roma Luca Marsella.

«È un segno di rispetto verso la volontà degli italiani - ha detto Andrea Villa, commissario provinciale della Lega a Monza e Brianza - della democrazia e del risultato delle elezioni politiche dello scorso 4 marzo».

Al posto della foto di Mattarella i sindaci metteranno un'immagine di Alberto da Giussano.

Molte altre le iniziative di contrasto al capo dello Stato. Su Facebook è stata creata la pagina «Sergio Mattarella non è il mio presidente», che conta già oltre 25mila like, ma c'è anche chi propone iniziative di sostegno ai parlamentari che hanno deciso di chiedere l'impeachment per la prima carica dello Stato. È il caso dell'avvocato Valter Biscotti, conosciuto in quanto legale delle famiglie delle vittime di via Fani. Ha costituito un comitato che si prefigge di raggiungere un milione di firme che saranno necessarie per chiedere la messa in stato di accusa del Presidente della Repubblica. «Nel non consentire al professor Savona di essere designato ministro dell'Economia dal premier incaricato - ha detto Biscotti in un video - Mattarella ha compiuto un atto politico che non gli è riservato».

Il riferimento va all'articolo 90 della Costituzione italiana: «Il presidente della Repubblica non è responsabile degli atti

compiuti nell'esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione. In tali caso è messo in stato di accusa dal Parlamento in seduta comune, a maggioranza assoluta dei suoi membri».

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