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Partite Iva e piccole imprese, un patto biennale con il fisco

L'idea del concordato è definire in anticipo l'importo da versare all'erario. Senza poi subire altri controlli

Il viceministro Maurizio Leo
Il viceministro Maurizio Leo

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Partite Iva e piccole imprese, un patto biennale con il fisco

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L'idea di un «concordato biennale» sulle tasse da pagare arriva al Senato con la legge delega sul fisco, che ha già incassato il via libera dalla Camera. La novità prevede di definire in anticipo per le partite Iva e le piccole imprese un importo da pagare per due anni, senza poi dover subire controlli e accertamenti fiscali a posteriori. Una sorta di patto tra lavoratore autonomo e Stato, nel solco di quel rapporto «di fiducia» tanto promesso prima in campagna elettorale e poi ancora ribadito una volta al governo dalla premier Meloni. Anche il vice ministro dell'Economia Maurizio Leo ha più volte motivato la misura con la volontà di attuare un cambio di paradigma nel dialogo tra Fisco e cittadini. Per Leo il concordato è «un'innovazione basata sull'ampia mole di informazioni in possesso dell'amministrazione finanziaria, che saranno meglio gestite in futuro grazie all'integrazione della Sogei con la Sose». Questo permetterà di «interloquire con i contribuenti proponendo livelli di fatturato e imposte predefiniti. La misura fa parte di un complesso di istituti volti a ridurre con gradualità ma determinazione il gap fiscale», ha detto.

Per i dettagli bisognerà attendere i decreti legislativi della delega, ma la norma, così per come è stata pensata in linea generale, prevederebbe un calcolo del reddito lordo del contribuente sulla base delle informazioni ottenute dall'incrocio delle banche dati dello Stato. Che farà una stima il più precisa possibile dell'importo reddituale da attribuire al contribuente. Sulla base di questa cifra l'Agenzia delle entrate gli propone poi quanto pagare per i due anni successivi, garantendogli che non ci saranno controlli ulteriori. Se poi il reddito dichiarato nei due anni in questione sarà superiore alle stime fatte, non dovrà comunque nulla in più al fisco. Insomma sull'eventuale extra l'impresa non verserebbe nulla.

La proposta - che potrebbe risultare vantaggiosa per chi prevede i propri redditi in crescita - comunque non sarebbe «per tutti», ma riguarderebbe, così si legge nella delega, una platea di «soggetti di minore dimensione». Che sarà definita da una soglia limite di fatturato ancora in via di valutazione.

Va ricordato che sono anche giorni di polemiche sull'evasione fiscale attribuita agli autonomi da una relazione del Mef su dati del 2020, in base a cui sarebbero il 70% degli evasori. Si starebbe dunque ragionando anche di inserire un'ulteriore clausola che potrebbe restringere ancora il numero dei potenziali beneficiari. Attraverso un criterio di affidabilità fiscale delle partite Iva, un indice che veniva misurato attraverso gli studi di settore ora sostituiti dagli indicatori sintetici di afffiabilità (Isa). Se venisse introdotto come paletto potrebbero accedere alla proposta solo quei soggetti che abbiano un voto alto o molto alto nella classifica degli Isa.

Ovviamente piccole e imprese e partite Iva che decideranno di aderire in modo volontario saranno sottoposte agli obblighi dichiarativi e contabili. L'Iva verrebbe applicata con le regole ordinarie. Chi viola il «patto» decadrebbe automaticamente dal concordato.

Il vantaggio per lo Stato, nelle previsioni del governo, sarebbe quello di ridurre l'evasione fiscale, incassando l'Iva pre calcolata dall'Agenzia delle Entrate.

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