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Partito della Nazione. Milano laboratorio se Sala dice sì

Milano potrebbe diventare il laboratorio politico del cosiddetto Partito della nazione, di un Pd che rompe definitivamente con la sinistra e sposta verso destra il suo baricentro.

Partito della Nazione. Milano laboratorio se Sala dice sì

Magari non sarà una questione di giorni, ma Giuseppe Sala sembra ormai sul punto di scendere in campo come candidato sindaco di Milano. Lo si intuisce dall'accelerazione delle ultime 48 ore, con il faccia a faccia di lunedì tra il commissario Expo e i vertici locali Pd (il segretario lombardo Alessandro Alfieri e quello milanese Pietro Bussolati) proprio per definire modi e tempi della sua corsa a Palazzo Marino. Un'eventualità che preoccupa non poco i big del centrodestra e non solo perché Sala è considerato un competitor di qualità. Se Matteo Renzi fosse davvero riuscito a incassare il suo placet, infatti, il problema non sarebbe limitato al fatto che il Pd avrebbe ipotecato la vittoria a Milano. Quello che peserebbe di più sarebbero invece le ricadute a livello nazionale, con il progetto del Partito della nazione che potrebbe fare un deciso salto di qualità. Non è un caso che non solo in Forza Italia ma anche dentro il Nuovo centrodestra lombardo ci sia chi vede nella candidatura di Sala una sorta di «punto di non ritorno», una cesura netta con il passato che rischierebbe di consolidare lo schema di un Pd a trazione centristra.

Milano, insomma, potrebbe diventare il laboratorio politico del cosiddetto Partito della nazione, di un Pd che rompe definitivamente con la sinistra e sposta verso destra il suo baricentro. Sala, d'altra parte, non appartiene alla storia della sinistra milanese e certo non è in continuità con l'attuale giunta Pisapia. Semmai il contrario, visto che fu direttore generale del Comune sotto Letizia Moratti che poi lo volle all'Expo. La sua, insomma, è una candidatura che strizza l'occhio al centrodestra. E come prima conseguenza avrebbe quella di compattare anche alle amministrative il Pd con Ncd. I vertici milanesi del Nuovo centrodestra - piuttosto autonomi rispetto ad Angelino Alfano e vicini a Comunione e liberazione - sosterrebero infatti Sala senza alcuna esitazione, chiudendo di fatto la querelle sulle alleanze in corso con Matteo Salvini.

Segnali in questo senso, peraltro, arrivano dalla Sicilia. Dove nonostante le smentite di rito ieri Ncd è di fatto entrato in maggioranza. Nel quarto governo a guida Rosario Crocetta, infatti, sarà assessore ai Beni culturali l'avvocato messinese Carlo Vermiglio. Che si definisce un tecnico, ma che è storicamente vicinissimo all'ex parlamentare Nino Germanà, colonnello del Nuovo centrodestra in quel di Messina insieme al deputato Vincenzo Garofalo.

Superfluo aggiungere che in Ncd, in Sicilia soprattutto, non si muove foglia senza il benestare di Alfano.

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