Coronavirus

Pass per la libertà, ora è vietato sbagliare

Arriva il "green pass", nuovo lasciapassare per la normalità. Dal 1° luglio ci consentirà di circolare senza restrizioni entro i confini dell'Ue ma anche tra regioni, qualora rispuntino zone arancioni o rosse.

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La notizia è che esistono Dpcm che non chiudono, ma aprono. Innanzitutto la mente, proiettata verso un'estate di ripartenza. Dopo aver vissuto a metà, non ci pare vero di puntare a una meta. La novità, invece, entrerà nelle nostre tasche o sarà installata nel telefonino: arriva il «green pass», nuovo lasciapassare per la normalità. Dal 1° luglio ci consentirà di circolare senza restrizioni entro i confini dell'Ue ma anche tra regioni, qualora rispuntino zone arancioni o rosse. Il prezioso codice Qr - acronimo di «Quasi Risorti?» - sarà la condizione necessaria per partecipare a spettacoli, concerti, eventi sportivi e feste, insomma tutto ciò che in una vita precedente riempiva il tempo libero. Grazie a questo strumento potremo di nuovo far visita agli anziani ricoverati nelle Rsa e nelle case di riposo, rompendo quel guscio di isolamento in cui la pandemia li ha costretti da troppo tempo.

Le regole sul tavolo non diminuiscono, anzi: bisogna dimostrare di aver fatto un tampone con esito negativo, di essere stati vaccinati o di essere guariti dal Covid. Il pass avrà una durata variabile, da 48 ore a 9 mesi, a seconda delle circostanze. Una libertà «vigilata» e a tempo determinato, d'accordo, ma la questione adesso è un'altra. La svolta, che nei piani del governo dovrà coniugare il graduale allentamento delle misure con la piena mobilità dei cittadini, camminerà sulle gambe della tecnologia e degli uomini. Dovrà contare sul funzionamento di infrastrutture digitali, ma anche sul buonsenso di chi dovrà valutare situazioni individuali. Servirà organizzazione e flessibilità. Doti che spesso, nell'ultimo anno di emergenza, insieme si sono viste di rado. Dal tracciamento dei contagi alle piattaforme che avrebbero dovuto distribuire sostegni immediati alle attività economiche in crisi, fino agli ultimi pasticci sulle seconde dosi dei vaccini, quante volte abbiamo sentito chiamare in causa alibi di ogni tipo per giustificare ritardi e inefficienze? I siti subito in tilt, le app che hanno bisogno di essere rodate, la rete smagliata di medici di base e farmacie, le pubbliche amministrazioni che nel 2021 non sanno ancora comunicare tra loro o che si parlano nel linguaggio incomprensibile della burocrazia. Motivazioni valide fino a prova contraria, ma che alla lunga agli occhi dei cittadini esausti e insofferenti finiscono per suonare come imperdonabili scaricabarile.

Il codice che ci restituirà facoltà di movimento, garantiscono, «arriverà in giornata a guariti e negativi, due giorni al massimo per i vaccinati». Battiti d'ali per un Paese abituato ad attendere fatti che puntualmente non si realizzano secondo cronotabella. Se vogliamo ripartire, in tutti i sensi, mai come ora sono vietati dietrofront. Non sarà certo un certificato a ridare la fiducia nel futuro e nei comportamenti dei nostri simili, ma constatare che per una volta qualcosa fila dritto come stabilito può aiutare a prenderci una «vacanza», specie da tutto quello che non è andato come ci avevano promesso.

Purché non sia l'ennesimo pass(o) falso.

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