Non c'è pace intorno al 5G. A riaccendere le polemiche, l'intervista alla Stampa del titolare del Mise Stefano Patuanelli, esponente pentastellato che sulle infrastrutture per la quinta generazione di connessione mobile sembra poco sensibile all'allarme del Copasir. Il comitato aveva nei giorni scorsi messo in guardia dall'affidarsi alle cinesi Huawei e Zte, temendo che le leggi del Paese dell'estremo oriente consentano al governo di Pechino di mantenere la possibilità di «ficcare il naso» nelle tecnologie dell'azienda. E dunque nella rete ad alta velocità italiana. Patuanelli però preferisce intonare «alla fiera dell'Est», strizzando l'occhio al mercato e opponendo al parere del Copasir un calcolo economico: «Huawei offre le soluzioni migliori ai prezzi migliori». E quanto alla sicurezza, il ministro dello Sviluppo economico minimizza l'allarme del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, sostenendo che basterebbe la nostra normativa, che «garantisce la sicurezza nazionale», a disinnescare il rischio di affidare una tecnologia strategica per le comunicazioni ad aziende «indirettamente collegate alle istituzioni del loro Paese», come ricordava la relazione del Copasir.
Una posizione che ha sconcertato l'opposizione, ma anche gli alleati del M5s al governo. «Il tema del digitale è una grande fase che ci proietta nel futuro, le preoccupazioni del Copasir vanno prese in seria considerazione», ha commentato il segretario del Pd Nicola Zingaretti intervenendo a Mezz'ora in più. «Se c'è un pericolo per la nostra sovranità ha proseguito il governatore dem del Lazio bisogna riflettere per garantirla». Secondo il numero uno del Partito democratico, infatti, «un governo serio deve verificare questi timori e deve mettere al primo punto la sicurezza nazionale». E pur nel quadro di un confronto con la Cina, affermazioni come quelle dell'«alleato» Patuanelli a favore di Huawei sic et simpliciter non sono accettabili: «Ha detto che non c'è alternativa ha tagliato corto Zingaretti - ma un Paese come l'Italia non può dire questo».
Se il Pd storce il naso, come detto, l'opposizione va all'attacco del ministro. Il presidente della commissione telecomunicazioni alla Camera, il deputato del Carroccio Alessandro Morelli, denuncia la «superficialità» di Patuanelli «su un tema fondamentale come la sicurezza nazionale». «Si parla di mercato di fronte a una dittatura comunista, la cosa farebbe sorridere se non fosse pericolosa», sospira Morelli che insiste: «Essere soggetti allo spionaggio altrui comandato addirittura da un governo straniero è una gravissima azione contro gli interessi nazionali. Se questo non è stato compreso lo spiegheremo, se ci sono interessi differenti conclude Morelli - significa essere traditori del Paese».
Duro anche il vicepresidente del Copasir Adolfo Urso, senatore di Fdi, che si dice
«dispiaciuto» che Patuanelli non abbia tenuto conto delle osservazioni del comitato contenute nella relazione. «La questione è di competenza di Patuanelli conclude l'esponente di Fdi che temo non abbia letto l'intera relazione».
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