Roma - Lo hanno capito in pochi, anche nel fronte degli ultrà cattolici, Ncd in testa, che si battono strenuamente in Senato per impedire il varo delle unioni gay. Ma a volere, e in fretta, quella legge è proprio la chiesa cattolica, a cominciare dalla Cei.
Paradossale? Neppure tanto: ai piani alti del Pd confidano infatti che dalla segreteria di Stato vaticana e dalla Conferenza episcopale è arrivato al governo un via libera segreto ma chiarissimo: fate la legge e fatela in fretta, è il succo del messaggio, e noi eviteremo scomuniche fragorose. «Non è una nostra priorità», si è limitato a dire il segretario Cei Galantino, senza minacciare guerre di religione. Sono due infatti i problemi che allarmano il Vaticano ben più del disegno di legge Cirinnà: il primo è tutto interno, e riguarda la mobilitazione anti-gay culminata nella piazza del Family Day. Lì erano radunati tutti i movimenti ecclesiali conservatori e nemici giurati della chiesa di Bergoglio, considerata troppo aperturista sui temi sociali. Movimenti che hanno fatto della battaglia campale contro la legge che introduce il modello tedesco (promosso dalla Cdu, va ricordato) di unioni gay il cavallo di Troia per assediare e mettere in difficoltà l'attuale guida della Chiesa. Più andrà avanti lo scontro in Parlamento e la polemica pubblica, più i pittoreschi Neocatecumenali e compagnia cantante avranno visibilità e voce, rafforzando la loro opposizione interna al Papa.
Il secondo ordine di problemi che spinge le gerarchie cattoliche a considerare come un male minore il riconoscimento delle coppie omosessuali è invece assai più «laico», e riguarda il dilagare di pronunce giudiziarie sulla questione, ultima in ordine di tempo la sentenza della Corte europea dei diritti dell'Uomo che ha condannato l'Italia per violazione dei diritti di alcune coppie gay. «Si sta aprendo una cataratta giurisprudenziale che va necessariamente e precipitosamente nella direzione del riconoscimento del matrimonio same sex », dice il sottosegretario Ivan Scalfarotto, reduce dal digiuno per accelerare l'approvazione della legge. «E non può essere altrimenti in una Ue che garantisce la libera circolazione dei cittadini, e quindi anche delle coppie sposate, e in cui l'Italia è ormai l'unico grande paese senza matrimonio gay: prima o poi anche la Consulta, che già con la sentenza del 2014 ha ingiunto al parlamento di riconoscere con “estrema sollecitudine” i diritti delle coppie, tornerà ad intervenire». Lo conferma anche il costituzionalista Stefano Ceccanti, ex parlamentare Pd: «La Corte costituzionale, di fronte ad una perdurante incapacità legislativa, potrebbe cambiare giurisprudenza e dare un'interpretazione evolutiva che apre al matrimonio gay».
La grande paura della Chiesa è questa: che per impedire una legge assai più blanda di quelle in vigore in molti paesi si precipiti, a colpi di sentenze, verso la totale equiparazione matrimoniale. Ecco perché, con o senza i voti di Ncd, la legge sulle unioni gay è destinata a passare a settembre, con tanto di adozioni interne alla coppia. E senza rischi di scomunica per il cattolico premier Renzi.
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