Lo specchio fa sempre paura alla sinistra e ai suoi tabù. Non si può negare quel che è successo, l'accoltellamento in Centrale, ma si può sempre circoscrivere, depotenziare, sminuire. Dal sindaco Giuseppe Sala al presidente del Senato Pietro Grasso si alzano voci autorevoli e tutte eccellono nell'antica arte del minimizzare. Comincia il primo cittadino che su Facebook dà la linea: «Il criminale che ha colpito le forze dell'ordine è figlio di madre italiana e di padre nordafricano ed è italiano a tutti gli effetti. Ciononostante a qualcuno fa comodo buttare questo atto criminoso sul conto dei migranti». Per Sala dunque le polemiche sono fuori bersaglio o ingigantite perché questa storia rappresenterebbe un unicum. Un episodio sganciato dall'emergenza clandestini. Insomma, la lama con passaporto italiano sembra far tirare un sospiro di sollievo al borgomastro e non costringe a mettere in crisi tutti i dogmi sulla solidarietà e l'accoglienza. Milano, come del resto gran parte delle metropoli italiane, è ormai una città snaturata, attraversata da legioni di sconosciuti che la rendono estranea a se stessa, ma questo non importa. Contano i rituali, la retorica i simboli, tutto l'armamentario dell'inclusione. Parole che spesso fanno a pugni con i fatti. Pazienza. La tabella di marcia non cambia: si va avanti senza se e senza ma. Così Sala conferma la marcia «Insieme senza muri», prevista per oggi pomeriggio. E replica per le rime al Governatore Roberto Maroni che, dopo l'aggressione dell'altra sera, aveva proposto uno stop. «Ripenso - replica Sala - a quanti erano in coda per rubare un selfie con il Papa nel corso della sua visita a Milano, salvo dimenticare all'istante l'insegnamento del Santo Padre. Forse un po' di coerenza non guasterebbe».
Certo, il sindaco si è precipitato in ospedale per portare il suo saluto al poliziotto e al militare feriti e li ha ringraziati con una frase carica di emozioni: «Bello vederli sorridere». Ma il problema resta: meglio non misurarsi con lo specchio. Meglio ritagliare immagini e concetti su misura, perfetti per vestire tutte le convinzioni e le pie intenzioni democratiche e progressiste.
Pietro Grasso si allinea. Anche lui disinnesca, toglie profondità e spessore a quanto accaduto: «Non è stata un'azione che, per quanto sappiamo adesso, possa definirsi terroristica». Dunque, Grasso sembra ricordarsi del mestiere che faceva prima, il magistrato, e scrive di getto il verdetto sporgendosi dalla sua carica istituzionale: «C'è stata una reazione violenta a un controllo legittimo; poi si approfondirà se questa persona abbia delle tendenze fondamentaliste, ma questo è un altro problema». Ma si, che c'entra l'eversione internazionale che minaccia il mondo intero?
Oggi, dunque, si marcia. Attenzione, la caduta dei muri è un tema caro a papa Francesco, ma questa manifestazione è nata come risposta allo spettacolare blitz andato in scena in Centrale il 2 maggio dopo un altro allarmante episodio: un profugo si era scagliato contro due uomini in divisa. Ogni tentativo da parte di uno Stato balbettante e sgangherato di riappropriarsi del territorio viene visto come inutile esibizione muscolare. Lo Stato viene disarmato per lasciare il posto ai cittadini volenterosi e a fiaccolate buoniste.
Lo afferma in serata anche il presidente della Camera Laura Boldrini: «L'episodio della Stazione non c'entra con la marcia, tutti noi vogliamo vivere in una società senza muri, io credo che tutti dovrebbero aderire a questa manifestazione». La realtà deve stare dentro uno slogan. Come un allegro girotondo nel far-west.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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