Ebbene sì, tirato per la giacchetta dello smoking, stavolta Sergio Mattarella si è commosso. Del resto, spiegano sul Colle, come restare indifferenti? Sei minuti di applausi scroscianti e convinti, i battimano della azzimata platea, i bis gridati dal popolare e turbolento loggione della Scala, i complimenti di Riccardo Chailly, le lusinghe nel foyer, le pressioni politiche che si moltiplicano, gli appelli della gente comune, studenti, lavoratori, artisti, cantanti, le suppliche di quelli che incontra per strada e gli dicono: «Sergio, resta». Il capo dello Stato si è commosso ma non ha cambiato idea, non ancora almeno: niente secondo mandato, il 3 febbraio uscirà di scena. E il Pd, che non ha un altro candidato, è sull'orlo della disperazione, al punto di dover chiedere una mano, indovinate un po', a Matteo Renzi.
Notte fonda dunque al Nazareno, che aveva puntato tutto sul reincarico a Mattarella e che ora è appeso alla speranza che quell'ovazione corale tributata nella sala del Piermarini, insieme al «senso di responsabilità», possa fare breccia. La Scala non è il Paese reale, anche se tra parterre e balconate può rappresentarne uno spaccato significativo, però la diffusa popolarità del presidente è indubbia, rafforzata dalla gestione delle varie crisi di governo e dalla capacità di tenere l'Italia unita durante la pandemia. Quindi sembrava una scelta sicura, trasversale, per un centrosinistra che non ha i numeri per imporre un altro suo uomo al Quirinale. Peccato che il diretto interessato si sia chiamato fuori dai giochi già sei o sette volte.
Manca un mese: ci ripenserà? Al Nazareno la strategia consiste nell'accendere ceri, aumentare le pressioni e disegnare scenari foschi. E devono essere davvero all'acqua alla gola se uno come Goffredo Bettini è costretto ad andare a Sky tg24 per elogiare e blandire l'acerrimo nemico. «Mattarella è un pilastro dell'equilibrio repubblicano e la sua elezione sette anni fa è stata un'iniziativa indovinata e positiva di Renzi, che ha assicurato all'Italia un presidente ottimo. Quella mossa ha aperto un periodo di stabilità». Come dire: Matteo aiutaci, pensaci tu, tira fuori un'altra carta. Salvaci.
La seconda opzione, spostare Mario Draghi, forse piace al segretario Enrico Letta ma non al corpo del partito, che non vuole votare e che Bettini ben rappresenta. «Naturalmente il presidente del Consiglio ha tutte le qualità e il prestigio per poter essere capo dello Stato, e lo sarebbe in continuità con Mattarella». Tuttavia, spiega, «siamo ancora in una situazione di emergenza e il governo deve concludere il suo programma, lavorare per completare le risposte e le riforme». Da qui la paura: «La mia perplessità è non riuscire a eleggere Draghi al Quirinale e non garantire nemmeno la sua permanenza a lungo a Palazzo Chigi. L'esecutivo ha nella sua ampiezza la sua fragilità, non vorrei che scoprissimo tutti e due gli altari».
Insomma, questo il senso del messaggio cifrato, senza Mattarella sul Colle sarà comunque difficile evitare le elezioni anticipate. Il presidente sembra però intenzionato a resistere, anche in caso di paralisi del sistema, perché per lui 7 anni sono già troppi e un secondo mandato è contrario allo spirito della Costituzione: non siamo mica una monarchia. Giorgio Napolitano accettò il bis? Altri tempi, altre situazioni; e l'eccezione non può diventare regola.
Senza parlare del pasticcio della legge Zanda, la riforma del settennato come vuole Mattarella, cancellando rieleggibilità e semestre bianco, in cambio del sì alla conferma, una mossa che lo ha assai irritato. Ma il Pd spera ancora. E poi c'è Renzi.
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