Il Pd si aggrappa a Passera pur di non perdere a Milano

Dopo il passo indietro del sindaco Pisapia e i dubbi su Sala (Expo) i democratici puntano sull'ex banchiere. Che tiene aperta la porta

Il Pd si aggrappa a Passera pur di non perdere a Milano

Milano - L'incursione milanese di Matteo Renzi alimenta voci e suggestioni. Il premier ieri è stato attesissimo ai giardini Montanelli e oggi chiude la festa nazionale dell'Unità. Il Pd da lui si aspetta chiarezza sui tanti dossier ancora aperti: le prospettive di vita del governo, intanto, ma anche le candidature alle elezioni Comunali, che da qui a 9 mesi segneranno una tappa cruciale della sua parabola politica. La sfida di Milano è la più importante e incerta: il passo indietro di Giuliano Pisapia sta diventando un problema serio per il centrosinistra. Il sindaco ha confermato anche ieri l'intenzione di non correre per il secondo mandato, ma se prima questa «fuga» era vista dal Pd come l'opportunità di prendere direttamente in mano il Palazzo Marino, a poco a poco i democratici - appurata la penuria di alternative interne - hanno cominciato prima a rincorrere poi a rimpiangere l'«avvocato rosso».

Il Pd locale tradisce una buona dose di irritazione per il ritardo con cui Palazzo Chigi ha «messo la testa» sul dossier Milano. Ma ora Renzi prova a tessere la sua tela. L'opzione principale del «Giglio Magico» - prima sussurrata poi apertamente confermata - è stata la candidatura a sindaco di Giuseppe Sala, commissario di un Expo che occupa un posto importante nella «narrazione» renziana (l'Italia sulla via del riscatto globale). L'opzione Sala, però, presenta controindicazioni di non poco conto. Inizialmente il tecnico ha pagato il fuoco di sbarramento di mezza giunta (col problematico conflitto fra le esigenze di Expo e le logiche politiche), in prospettiva poi, Sala avrà a che fare (almeno fino a dicembre) col lavoro del dopo Expo. Mentre Sala si defila e si allontana, dunque, si cercano all'orizzonte altri «cavalieri bianchi» (più che rossi) ed è così che è spuntata, in ambito renziano, una suggestione ulteriore. Che segnerebbe ugualmente una forte discontinuità con l'esperimento Pisapia, ma avrebbe il pregio di rinsaldare i legami con mondi di un certo peso, a Milano e non solo. L'ipotesi sarebbe quella di sostenere Corrado Passera. Qualcuno lo ricorda alla prima Leopolda dei renziani. L'ex ministro, comasco di nascita e milanese d'elezione, da tempo lavora alla sua campagna elettorale battendo palmo a palmo la città. La sua candidatura nasce come autonoma dagli schieramenti tradizionali, centro compreso, ed è stata presentata dal leader di «Italia unica» come alternativa a Matteo Salvini ma allo stesso Renzi, cui Passera non ha risparmiato critiche anche severe. L'ex ministro, però, mantiene canali aperti con pezzi importanti dei due poli e nei giorni scorsi non sono mancate attestazioni di stima da parte di politici piuttosto in vista in città - per esempio l'ex sindaco Gabriele Albertini, ora senatore popolare, e Sergio Scalpelli, ex «assessore intelligente» con Albertini (giunta di centrodestra), sostenitore convinto di Renzi e di un eventuale «Nazareno bis».

Una possibile operazione civica con Passera, nella cerchia renziana, sarebbe valutata - prima ancora che come laboratorio politico - come una sorta di «passepartout» verso gli ambienti della grande borghesia milanese, gli stessi che Pisapia aveva sedotto per ragioni personali e biografiche, e che Renzi potrebbe giocarsi su un tavolo tutto politico. Il prezzo sarebbe certo la rottura con un pezzo di sinistra fuori dal Pd, ma sembra che la road map renziana questo pegno da pagare l'abbia già messo ampiamente in conto.

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