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Pechino sta invecchiando. "Da ora sì al terzo figlio" (ma i cinesi non vogliono)

Popolazione calata del 18%. Come in Occidente le coppie faticano a conciliare lavoro e famiglia

Pechino sta invecchiando. "Da ora sì al terzo figlio" (ma i cinesi non vogliono)

«Allevate più maiali e fate meno figli». Era il 1979 quando nelle zone rurali della Cina si potevano scorgere striscioni e cartelli di questo tenore. Pare fosse stato l'allora leader Deng Xiaoping in persona a partorire (per rimanere in tema...) quella frase che divenne prima monito e poi legge, quella del figlio unico. Oggi, a distanza di quarant'anni, Pechino decide di tornare all'antico e di puntare a un nuovo boom demografico per rinvigorire un'economia da decenni pianificata in maniera ossessiva. L'agenzia di stato Xinhua ha infatti comunicato che il governo autorizzerà le famiglie ad avere fino a tre figli, mettendo così fine alle restrizioni che limitavano il numero a due per ogni nucleo familiare. Xi Jinping teme che il numero di persone in età lavorativa stia diminuendo troppo rapidamente, e avvalendosi dei dati forniti nell'ultimo censimento ha riaperto all'aumento della natalità. Le restrizioni che imponevano alla maggior parte delle coppie di potere avere un solo figlio vennero praticate con metodi brutali. Il governo arrivava spesso a praticare sterilizzazioni forzate e aborti, per proseguire in un esperimento sociale folle. Migliaia di bambini, non primogeniti, vennero abbandonati. Molti di loro persero la vita, altri finirono in una tratta di esseri umani: venivano venduti agli orfanotrofi statali, che li acquistavano a una cifra irrisoria, modificavano i loro documenti per rivenderli all'estero a prezzi gonfiati.

La politica dell'orrore venne in parte allentata nel 2016, quando lo stesso Jinping consentì alle coppie di avere due figli. Tuttavia, dopo un breve aumento, l'anno successivo il numero delle nascite è diminuito. Nel 2020 sono stati registrati circa 12 milioni di neonati, un calo del 18% rispetto ai 14,6 milioni del 2019.

La legge del terzo figlio è un progetto che però potrebbe anche non tradursi in una nuova esplosione demografica. Tutto questo perché la Cina è carente in materia di politiche sociali e le giovani coppie ragionano più o meno come in Occidente. Anche a quelle latitudini è difficile conciliare lavoro e famiglia: i figli vengono visti come un ostacolo alla carriera. Senza dimenticare che l'esodo dalle campagne e dalle aree rurali ha privato il Paese di uno straordinario bacino di forza lavoro. Per verificare l'eventuale gradimento sulla legge del terzo figlio, l'agenzia Xinhua aveva elaborato un sondaggio, chiedendo agli utenti se fossero pronti per la grande svolta. Ebbene, il 92% ha risposto «no», e il ministero della comunicazione ha deciso di cancellare seduta stante il sondaggio.

Jinping punta tutte le sue carte sulla politica della fertilità e teme l'invecchiamento che dai dati appare sempre più inesorabile. Oggi in Cina la fascia di popolazione oltre i 65 anni rappresenta il 13,5% del totale, rispetto all'8,9% del 2010. Di questo passo, entro il 2040, il 30% sarà composto da ultrasessantenni. La popolazione in età lavorativa, tra i 15 e i 59 anni, si attesta al 63%, nel 2010 superava il 70%. A questo punto, come per altro spiegato in una recente nota dal ministro del Lavoro Xiao Yaqing «si renderà necessario un innalzamento dell'età pensionabile. Stiamo valutando di portarla dai 60 ai 65 anni per gli uomini e dai 55 a 60 per le donne».

Un provvedimento epocale, almeno quanto quello annunciato nelle ultime ore dal vice-premier Han Zheng, che all'uscita dai lavori del politburo del comitato centrale ha parlato di «congedo di maternità e sostegni sociali per proteggere i diritti e gli interessi legittimi delle donne nel mondo del lavoro».

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