Molti automobilisti non si saranno accorti del congelamento degli aumenti dei pedaggi autostradali annunciato dal ministro Danilo Toninelli. Per un semplice motivo, in molte autostrade l'aumento non è stato affatto congelato. In effetti il grillino titolare dei Trasporti ha spiegato che il blocco dei rincari vale solo per il 90% della rete e solo per sei mesi, dopo i quali - a meno di un cambio in corsa degli accordi con i concessionari - il rialzo scatterà. In realtà gli aumenti riguardano 854 km di autostrade, pari al 15%, non al 10%. Non solo, le autostrade escluse dal congelamento della tariffa non sono distribuite equamente sulla rete nazionale, ma concentrate quasi tutte in Lombardia, Piemonte e Liguria, tre regioni i cui automobilisti sono dunque penalizzati rispetto agli altri. «Il ministro del partito della trasparenza, annunciando il blocco (per 6 mesi) degli aumenti tariffari, non ha però reso noto i concessionari ai quali è stato invece concesso l'aumento del pedaggio. Tali aumenti, a sorpresa, sono diventati noti agli automobilisti solo al casello» spiega Dario Balotta, presidente di Onlit (Osservatorio nazionale liberalizzazioni Infrastrutture e Trasporti).
Ma dove si paga di più rispetto al 2018? La tabella prodotta dall'osservatorio fornisce un quadro dettagliato. Il tratto più lungo interessato dall'aumento del pedaggio sono i 130 km della A6 Torino-Savona, l'Autostrada dei Fiori gestita dal gruppo Gavio, che dal 1 gennaio scorso costa il 2,2% in più. Sempre della stessa concessionaria c'è l'Autostrada dei fiori, l'A10, che da Savona a Ventimiglia (113 km) costa quasi l'1% in più (0,71%). In percentuale il ritocco più consistente è quello che riguarda la Rav spa, ovvero l'A5 - Aosta-Monte Bianco (partecipata da Autostrade per l'Italia), che dall'inizio dell'anno costa la bellezza del 6,30% in più. Una mazzata non indifferente tocca poi ai lombardi. A partire dalla Brebemi, l'A35 Milano-Brescia, che è aumentata del 4,19%. Poi ci sono 33 km di Tangenziale Est Esterna Milano, col pedaggio ritoccato del 2,20%, quindi l'A36 Pedemontana lombarda aumentata dell'1,20%, quindi la Milano Serravalle-Milano Tangenziali, 86 km con un rialzo tariffario del 3,05%, e ancora l'Autovia Padana Brescia-Piacenza (+0,10%). Anche i veneti ci rimettono: la Cav (Concessioni autostradali venete, società del gruppo Anas) che gestisce il Passante di Mestre costa il 2,06% in più. Poi c'è il tronco Autocisa che aumenta dell'1,8% e infine al sud 20 km di Tangenziali di Napoli (Autostrade per l'Italia), +1,8%.
«Siamo alle solite, Toninelli sta facendo demagogia e propaganda - commenta Balotta - La sterilizzazione degli aumenti di sei mesi non basta se il sistema delle concessioni non cambierà radicalmente superando le rendite autostradali. Consumatori e imprese pagheranno infatti gli aumenti con gli interessi».
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