Politica

Il pendolo "patriottico" di Giorgia Meloni tra opposizione dura e confronto col governo

Nuovi rapporti con Draghi (parlando di tasse) ma poi boccia il green pass

Il pendolo "patriottico" di Giorgia Meloni tra opposizione dura e confronto col governo

La politica ha tempi molto stretti. E si cambia in fretta. Si passa dalla sfida a chi è più «anti-Draghi» a quella per chi è più «filo-premier». E questo nell'arco di una sola settimana. La sfida tra i due leader della destra sovranista (Meloni e Salvini) cambia registro. Il leghista smorza i toni (ora il suo bersaglio è Giorgetti) e la leader di Fratelli d'Italia si adagia su una nuova strategia: la mossa del pendolo. Passando, così, di volta in volta, dalla critica radicale sulle decisioni prese da Palazzo Chigi all'uso di toni più concilianti.

Il cambio di passo nella gestione dell'opposizione al governo da parte di Fratelli d'Italia è diventato evidente con l'incontro tra Meloni e Draghi giovedì a Palazzo Chigi. Ma un cambio di passo era stato già annunciato il giorno del vertice a Villa Grande con Silvio Berlusconi e Salvini. Serve, avevano concordato i tre alleati, un nuovo modo di fare opposizione. Il riferimento era appunto alle incursioni poco amichevoli contro l'operato dell'esecutivo (appoggiato da Lega e Forza Italia) da parte di Fratelli d'Italia. Alla luce dei deludenti risultati delle amministrative serviva una regia più efficace delle esternazioni e delle prese di posizione sui vari temi che non mettesse in ombra il contributo dei partiti di destra interni alla maggioranza. Ora la Meloni passa da un incontro «proficuo e produttivo» con il premier (nel quale parlano di pensioni e di cuneo fiscale) ad altre meno benevole esternazioni nei confronti del governo. A iniziare dal green pass che ancora il due novembre definiva un «obbligo delirante sui luoghi di lavoro». Poi alla «sinistra di governo» rimprovera di vedere nei professionisti e nelle partite Iva «mucche da mungere», poco considerando in questo caso l'argine rappresentato proprio dagli alleati di centrodestra che nell'esecutivo da sempre portano avanti la battaglia del taglio delle tasse sul lavoro e sulle aziende per rilanciare l'economia. Anche sull'ultima querelle con l'alleato Salvini (quella sul rapporto con l'Europa), la Meloni mostra di essere meno «radicale» del segretario leghista rinfacciandogli l'alleanza europea con il partito di Marine Le Pen. Poi si riallinea bocciando anche la più vaga idea di nuove tasse sulla casa (grazie alla riforma del Catasto) con le posizioni di Lega e Forza Italia.

Quindi una piccola dose di ironia per convincere anche gli scettici della sua sincera fede democratica. «Sorprenderà qualcuno, magari tra i più prevenuti nei miei confronti - dice durante la presentazione di un libro sulla Giovane Italia, movimento studentesco di destra degli anni Sessanta -, ma non ho mai provato alcun afflato per il fascismo. Mentre sento di averlo sempre avuto forte per i reietti, gli sconfitti».

Certo è poi il suo amore per la Patria. Tanto che ieri, in occasione del centenario della tumulazione del Milite Ignoto al Vittoriano ha guidato una delegazione di Fratelli d'Italia.

«Non dimentichiamo i nostri caduti» ha poi scritto sul suo profilo Twitter dopo l'omaggio all'Altare della Patria.

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