Pensioni, fisco e bonus bebè Il Pd si divide sulla manovra

I «cattodem» chiedono il rinnovo degli aiuti alle famiglie La sinistra: rinviamo l'aumento dell'età del ritiro dal lavoro

Pensioni, fisco e bonus bebè Il Pd si divide sulla manovra

L'azionista di maggioranza del governo, il Partito democratico, archivia il caso Bankitalia, e cerca di misurare la sua capacità di influenzare l'esecutivo Gentiloni facendo leva sul decreto fiscale e sulla legge di Bilancio. L'offensiva sulle pensioni della sinistra Pd è solo agli inizi e ieri si sono aperti altri due fronti: quello del fisco e quello della famiglia.

I primi segnali martedì dal segretario Pd Matteo Renzi che ha proposto di estendere il bonus da 80 euro a chi guadagna più di 1.500 euro. Ieri il secondo atto, con l'appello di diciassette senatori democratici per reintrodurre il bonus bebè, scaduto e non rinnovato dalla legge di bilancio del governo Gentiloni. «La scelta del governo di non rifinanziare il bonus bebè», appare «incomprensibile e non condivisibile», hanno scritto i senatori.

L'appello è identico a quello venuto martedì dal partito di Angelino Alfano. I firmatari sono dem di provenienza cattolica, che però fanno capire di essere in missione per conto di Renzi. «Saranno presentati emendamenti per rendere la manovra di bilancio coerente con le indicazioni di Matteo Renzi», hanno annunciato.

Un problema per il governo che dovrà concedere qualcosa oppure trattare direttamente con Renzi una via d'uscita. La misura costa circa 600 milioni di euro all'anno. In ballo c'è il consenso di 330mila famiglie a basso reddito che hanno aderito al bonus da 160 euro al mese. I vincoli Ue lasciano alla legge di Bilancio pochissimo spazio per misure di spesa, senza contare che accontentare l'ala cattolica significherebbe lasciare aprire un varco ad altre rivendicazioni, in particolare della sinistra.

Il braccio di ferro sulla famiglia è solo l'ultimo atto di una serie di tensioni Pd-governo che sta rendendo l'ultimo scorcio di legislatura molto poco sereno per il premier Paolo Gentiloni e per il ministro Pier Carlo Padoan.

Il cantiere pensioni è tutt'altro che chiuso. Le pressioni per rinviare l'aumento dell'età del ritiro a 67 anni nel 2019 sono sempre più forti. Un emendamento firmato da molti senatori Pd chiede di rinviare di 6 mesi il decreto. Idea della sinistra, ma una soluzione anche per i renziani che vorrebbero fare campagna elettorale senza la responsabilità di un giro di vite sulla previdenza. Sempre in tema pensioni, ci sono gli emendamenti al decreto fiscale firmati dalla senatrice Pd Annamaria Parente, uno dei quali punta ad ampliare la platea dell'Ape sociale, l'anticipo pensionistico a costo zero. Emendamenti Pd anche per applicare una cedolare secca al 15% ai negozi dei centri storici. Tra i 238 emendamenti Pd al decreto fiscale ci sono quelli che riguardano il fisco.

Il capogruppo in commissione Bilancio Giorgio Santini ne ha firmato uno che dà più tempo per aderire alla rottamazione-bis delle cartelle e apre le porte a quanti non avevano mai aderito alla definizione dei carichi fiscali affidati agli agenti della riscossione. Proposte popolari nel Paese, meno al ministero dell'Economia e a Palazzo Chigi.

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