Pensioni, l'Europa chiede una nuova riforma

Arriva oggi il rapporto della Commissione europea. L'allarme: la legge Fornero non basta

Pensioni, l'Europa chiede una nuova riforma

Roma - Diventerà uno dei temi chiave di questa legislatura e uno dei dossier più scomodi che il prossimo governo dovrà affrontare. Le pensioni non escono mai dall'agenda della politica italiana. Proprio mentre frange del Pd cercano un accordo con il Movimento cinque stelle sul superamento della Fornero, dalla Commissione europea arriverà l'invito a non toccarla e, semmai, a programmare un'altra stretta. Perché se il nostro sistema previdenziale diventerà probabilmente il più severo tra quelli delle economie sviluppate, per il momento non è così e gli effetti finanziari si sentiranno anche in futuro.

Oggi uscirà il temuto rapporto della Commissione europea sulle pensioni. In sostanza l'esecutivo di Bruxelles metterà in guardia d'Italia contestando quello che da noi è un dato acquisito. Cioè che il sistema previdenziale, dopo le tante riforme, sia in equilibrio. Il rapporto dovrebbe contenere un diverso calcolo della spesa per le pensioni nel 2040: sarà al 18,5% e non del 16,3%. Il pensionamento dei quarantenni di oggi sarà più difficile del previsto. E, per tutta risposta, la Commissione dovrebbe chiedere una ulteriore stretta, simile alla legge Fornero.

Un allarme analogo è arrivato recentemente dal Fmi. Il Fondo monetario è arrivato a proporre il taglio delle tredicesime ai pensionati oppure l'introduzione dei contributi per l'assistenza da detrarre agli assegni dei pensionati di oggi, soprattutto se hanno rendite calcolate con il sistema retributivo.

Il governo Gentiloni ha fino ad oggi difeso le riforme italiane, sostenendo che le sono sufficienti a garantire l'equilibrio.

Ma il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan in occasione dell'ultimo Def ha anche cercato di frenare chi vorrebbe mettere mano alla Fornero rendendo meno rigidi i requisiti per il pensionamento.

Nel documento di economia e finanza approvato giovedì, il governo ha sottolineato «l'importanza delle riforme operate sul sistema pensionistico dal 2004 in poi», utili «ai fini della sostenibilità di lungo termine del debito pubblico». Le riforme previdenziali del passato «hanno comportato effetti strutturali». Se si cancellassero «il rapporto debito/Pil aumenterebbe lungo tutto l'orizzonte di previsione attestandosi su livelli permanentemente più alti rispetto a quelli dello scenario di riferimento, che invece incorpora gli effetti di tutte le riforme successivamente implementate». In sostanza, impossibile mettere mano alla previdenza.

Un messaggio ufficialmente rivolto agli organismi internazionali e alla Commissione europea quando mettono in dubbio la tenuta del sistema previdenziale. Ma che in realtà sembra molto un messaggio al governo che verrà.

Nel Def spedito a Bruxelles dal governo in carica per gli affari correnti, c'è praticamente scritto che le riforme non vanno toccate. Una brutta notizia per i partiti che vorrebbero alleggerire la stretta varata dal governo Monti. O che, più semplicemente, vorrebbero una versione più equa della riforma.

Quindi il centrodestra, in primo luogo la Lega Nord, con Salvini che ieri ha accusato il leader M5s Di Maio di avere abbandonato il tema. Ma anche il Pd. Ne ha parlato apertamente Cesare Damiano, ex ministro del Lavoro ed esponente della sinistra Pd. Ma da oggi sarà più difficile tornare indietro.

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