È il male minore dal punto di vista politico. Ma la soluzione al rebus bilancio, così come l'hanno pensata governo e maggioranza, piacerà poco ai pensionati senza dare certezze sulle coperture. Ieri il primo vero vertice sulla legge, con il premier Conte e i due vice Di Maio e Salvini, il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, e il sottosegretario Giancarlo Giorgetti.
Luigi Di Maio si è convinto ad abbassare l'asticella del deficit, avvicinandosi agli obiettivi del ministro dell'Economia Giovanni Tria. Ma sulle pensioni d'oro ha preteso di incassare subito due vittorie. Una è la legge anti corruzione, l'altra è il taglio alle pensioni d'oro. «Una priorità del Movimento prima della legge di bilancio, quindi miriamo a farle partire in questi giorni nelle commissioni e portarle a casa nel prossimo mese e mezzo, prima dell'inizio della sessione della di bilancio». Il taglio alle pensioni sopra i 4.000 euro, modulato sull'età del ritiro, così come lo vuole Movimento 5 stelle resterà fuori dalla legge di Bilancio, ma solo per arrivare al traguardo prima del tempo. La partita del deficit è strettamente legata alle misure che potranno essere inserite nella legge di Bilancio. Il Movimento 5 stelle non arretra sul reddito di cittadinanza, ma anche nella versione meno estesa costa più di 15 miliardi. Possibile che Di Maio sia costretto a ripiegare sulle «pensioni di cittadinanza», con l'aumento degli assegni minimi a 780 euro.
Per quanto riguarda le misure della Lega, la riforma della legge Fornero andrà nella legge di Bilancio. «Quota cento per tutti», ha assicurato Matteo Salvini. Al ministero dell'Economia si sta ragionando su una applicazione riservata solo ad alcune categorie di lavoratori. In particolare ai dipendenti di aziende in crisi, ma il leader della Lega vuole una versione che sia il più possibile estesa.
Il Carroccio punta molto sulla riforma fiscale a favore delle partite Iva. Si punta a un sistema a tre aliquote: 5% per le start up, 15% per quelle con ricavi fino a 65mila euro e 20% fino a 100mila euro. Per finanziarla è necessario un'applicazione piena della pace fiscale. È probabile la trasformazione del bonus Renzi di 80 euro in uno sgravio. Un modo per fare calare la pressione fiscale. Anche perché tra le coperture, ancora molto incerte, ci sarà il taglio alle tax expenditures. Quindi un aumento delle tasse per famiglie e imprese. La sterilizzazione delle clausola di salvaguardia sull'Iva dovrebbe comunque rimanere un punto fermo. Va detto, comunque, che l'incertezza sulle coperture è connessa anche alla determinazione di Salvini nel perseguire lo scardinamento della Fornero. L'ok al taglio alle pensioni d'oro è subordinato, come detto, a un'applicazione estensiva di «quota 100» che potrebbe comportare, secondo le stime dell'Inps, esborsi per le casse dello Stato fino a 14 miliardi.
Analogamente, con il via libera alla proposta giacobina dei pentastellati sulle pensioni sopra i 4mila euro netti si è raggiunta una tregua sul versante del deficit con un programma di spesa che ora non dovrebbe superare il 2% del Pil. Qualcosa in più rispetto a quanto vorrebbe il ministro Tria (l'1,5%), più del doppio da quanto previsto dal Def varato dal governo Gentiloni e dagli accordi con l'Europa (0,8%).
Il punto di caduta con Bruxelles potrebbe essere l'1,8 per cento. Lo scenario ha comunque tranquillizzato i mercati, tanto che ieri lo spread Btp-Bund è sceso sotto a 249 punti, con rendimenti dei titoli italiani sotto il 3 per cento.
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