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Il pentito delle coop svela: così facevamo affari col Pd

Il dirigente della Cpl Concordia Verrini vuota il sacco per cinque ore davanti al pm Woodcock. E in una perquisizione spunta una busta con 16mila euro e la scritta "Baffo"

Il pentito delle coop svela: così facevamo affari col Pd

Il Pd, adesso, trema sul serio. Perché, altro che coop «problema per il Paese, non del Pd», come ha detto la renziana doc e vice segretario dei democratici Debora Serracchiani due giorni fa. Il rapporto della Cpl Concordia, coi dem, c'era eccome. Parola non di uno, ma di ben due testimoni, finiti agli arresti nel blitz di dieci giorni fa sulle grandi opere a Ischia. E già, perché oltre a Francesco Simone, che già dall'inizio parla e che adesso è diventato un fiume in piena, si aggiunge un altro «pentito» della Cpl Concordia che ha cominciato a vuotare il sacco. Si tratta di Nicola Verrini, responsabile di area della Cpl per il Lazio, la Campania e la Sardegna, anche lui arrestato lo scorso 30 marzo nel blitz sulla metanizzazione di Ischia. Verrini, che all'inizio col gip si era avvalso della facoltà di non rispondere, martedì sera ha invece fatto sapere che gradiva parlare con la Procura. E delle cinque ore di colloquio fitto con i pm di Napoli – Henry John Woodcock in testa - è trapelata una notizia che certamente non farà piacere al Pd. Verrini si sarebbe infatti soffermato sui rapporti tra Francesco Simone - il manager ex responsabile delle Relazioni istituzionali della Cpl anche lui arrestato e che invece ha risposto sin dall'inizio alle domande degli inquirenti - e l'ex presidente della Cpl Concordia Roberto Casari, e tra Casari e Simone ed esponenti del Partito democratico. E proprio negli uffici di Casari, durante una perquisizione eseguita il giorno dell'arresto, è venuta fuori una busta, con dentro 16mila euro in contanti e la scritta «Baffo». Su questo e su tutto il materiale sequestrato sono in corso accertamenti.

Una ulteriore batosta, per il Pd, in aggiunta alle intercettazioni che impietosamente hanno portato alla ribalta personaggi pure non indagati, come l'ex premier Massimo D'Alema. Altro che coop rosse sganciate dal partito. Su Simone gli inquirenti hanno annotato la fitta rete di rapporti istituzionali, arrivando addirittura a scrivere - lo fanno i carabinieri del Noe in un'informativa - che poteva contare anche «su un canale preferenziale sia con il segretario del Pd, Matteo Renzi, sia con Luca Lotti e Dario Nardella». E Verrini, dei rapporti politici della Cpl Concordia con i dem, avrebbe offerto conferme. Il dirigente, secondo quanto trapelato, avrebbe protestato la sua innocenza rispetto alle accuse che gli vengono mosse. Avrebbe però dato il suo contributo, parlando degli intrecci tra affari, politica e pubblica amministrazione. Ora le sue dichiarazioni sono al vaglio del pool di sostituti. E vanno a sommarsi con quelle del fiume in piena Simone che ha parlato del presunto sistema corruttivo («un protocollo ben collaudato», così lo ha definito) attraverso il quale la coop modenese si sarebbe aggiudicata grossi appalti in diverse regioni d'Italia. Un «protocollo ben collaudato» che chiamerebbe in causa politici e amministratori locali, che sarebbero stati corrotti con consulenze fittizie a familiari o prestanome e subappalti affidati a società costituite ad hoc . A Verrini, nell'inchiesta sulla metanizzazione a Ischia, vengono contestate alcune irregolarità. Nell'ordinanza di custodia cautelare si fa riferimento ad una mail, sequestrata durante una perquisizione, inviata dal presidente di Cpl Casari nella quale si sollecitava «l'intervento della Cpl affinché sensibilizzi qualche esponente del Pd per l'approvazione di un emendamento per il completamento della metanizzazione proposto da un senatore del Pdl».

È probabile che gli inquirenti, dopo le dichiarazioni di Verrini, chiedano un nuovo interrogatorio di Simone, che ha parlato tanto (era anche il più intercettato) ma che sinora è entrato nei dettagli di una sola vicenda: i lavori della metanizzazione sull'isola di Procida. È sulla base delle sue dichiarazioni che i magistrati hanno acquisito documenti custoditi nel municipio e hanno deciso di emettere - dopo gli 11 arresti del 30 marzo, tra cui quello del sindaco di Ischia Pd Giuseppe “Giosi” Ferrandino - avvisi di garanzia per corruzione nei confronti dell'ex sindaco di Procida ed ex deputato di An Luigi Muro, di Casari e dello stesso Verrini. Lunedì intanto per l'accusa sarà la prova della verità.

Si svolgerà infatti, davanti al Tribunale del Riesame, l'udienza dei primi due indagati detenuti che hanno impugnato il provvedimento restrittivo: Francesco Simone e Maurizio Rinaldi, quest'ultimo presidente del consiglio di amministrazione della Cpl Distribuzione srl.

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