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"Un permesso speciale per volare con la nebbia". Così si è schiantato Kobe

Al pilota l'autorizzazione in condizioni meteo oltre le norme standard. Incidente a 300 all'ora

"Un permesso speciale per volare con la nebbia". Così si è schiantato Kobe

New York Nelle ore in cui tutto il mondo piange la scomparsa di Kobe Bryant emergono le prime ricostruzioni sulla dinamica del drammatico schianto costato la vita alla leggenda dell'Nba, alla figlia Gianna Maria, e ad altre sette persone. A tradire il pilota sarebbe stata la nebbia, fittissima, che domenica mattina avvolgeva la zona di Calabasas, nella contea di Los Angeles. Per completare le indagini tuttavia ci vorrà tempo, e come ha spiegato il medico legale Jonathan Lucas potrebbero volerci giorni anche per il recupero dei resti e l'identificazione ufficiale delle vittime, a causa delle condizioni impervie del terreno. Gli investigatori del National Transportation Safety Board sono sul luogo dell'incidente e lavoreranno con la Federal Aviation Administration e la società produttrice del mezzo. Si dovranno esaminare le informazioni radar, le comunicazioni del traffico aereo, i registri di manutenzione, la documentazione del pilota 50enne Ara Zobayan. E i dati meteo, considerato che la scarsa visibilità aveva persino spinto la polizia di Los Angeles a lasciare a terra i suoi elicotteri poiché le condizioni non rispettavano gli standard minimi.

Il pilota tuttavia - come si apprende da una sua conversazione audio con i controllori di volo - aveva avuto il permesso di volare in base alle Special Visual Flight Rules (Vfr), le regole del volo a vista. Norme speciali con cui viene data l'autorizzazione in condizioni meteorologiche peggiori di quelle standard. Secondo la Cnn, la torre di controllo dell'aeroporto di Burbank ha permesso all'elicottero (decollato dalla contea di Orange alle 9.06) di procedere verso nord-est seguendo l'autostrada I-5. I dati di Flightradar24 mostrano che prima di schiantarsi al suolo viaggiava ad una velocità di quasi 300 km orari, e ha perso quota al ritmo di oltre 20 metri al secondo. Al vaglio degli investigatori, comunque, è anche la documentazione sulla manutenzione dell'elicottero, un Sikorsky S-76B del 1991. Un mezzo grande considerato molto sicuro, introdotto sul mercato nel 1977 e utilizzato da celebrità, manager, e persino dalla regina Elisabetta d'Inghilterra.

Le autorità nel frattempo hanno reso noto l'elenco completo delle vittime dell'incidente. Insieme a Black Mamba c'era la sua secondogenita, la 13enne Gianna Maria, detta Gigi, che amava il basket come il padre tanto da essersi già guadagnata il soprannome Mambacita, piccola Mamba in spagnolo. Insieme a loro c'era l'allenatore di baseball John Edward Altobelli, con la moglie Keri e la figlia Alyssa, 13 anni, compagna di squadra di Gigi alla Mamba Sports Academy, fondata da Bryant nel 2018. E ancora Payton, un'altra compagna di Gianna, con la madre Sarah, e Christina Mauser, 38 anni, allenatrice di pallacanestro che lavorava per la squadra femminile della Mamba Academy.

Quando si è diffusa la notizia della morte del campione tutto il mondo ha ricordato Bryant. Dai memoriali per le strade di Los Angeles al palazzetto «di casa», lo Staples Center, dove è comparsa una sua gigantografia. L'Empire State Building di New York si è tinto di giallo e viola, i colori dei Lakers. E la sua città del cuore italiana, Reggio Emilia, gli dedicherà una piazza. I social sono stati inondati da immagini del campione, lo hanno omaggiato sportivi, attori, presidenti ed ex come Donald Trump, Bill Clinton e Barack Obama. La Nba non si è fermata.

Come avrebbe voluto Kobe, secondo chi lo conosceva bene.

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