Cronache

Persino Giulio Cesare il "democratico" vittima di chi devasta la storia e le statue

Vicino al popolo e innovatore, abbattuto come simbolo di quel che non era

Persino Giulio Cesare il "democratico" vittima di chi devasta la storia e le statue

Non bastavano una scarica di pugnalate (secondo la tradizione ventitré) a tradimento, nella Curia di Pompeo. Ora Cesare potrebbe ripetere il famoso «Tu quoque» anche contro i vandali fiamminghi. La cronaca è semplice e merita di essere riportata con quella brevitas che era così cara al conquistatore delle Gallie. Una statua di Lui, Giulio Cesare, è stata danneggiata in Belgio a latere delle manifestazioni «Black Lives Matters» che hanno portato anche alla distruzione, rimozione o imbrattamento di diverse effigi del re Leopoldo II (che in effetti colonialista lo fu alquanto) in tutto il Paese.

L'attacco contro la statua del Pater Patriae romano è avvenuto a Zottegem, nelle Fiandre orientali, nella notte tra sabato e domenica, secondo quanto riportano dai media locali prontamente ripresi dalle agenzie italiane. I vandali - saranno stati di più o di meno dei congiurati delle Idi di Marzo? - hanno strappato dal bronzo una anacronistica lancia (avrebbe avuto più senso un pilum) che Giulio Cesare teneva in mano. Inoltre è stato cancellato il nome del dittatore (parola assolutamente positiva in senso romano), mentre è comparsa la scritta «krapuul» (feccia). Le autorità hanno aperto un'inchiesta per scoprire i colpevoli. Il sindaco, Jenne De Potter, ha promesso di far riparare la statua «a spese degli autori» dell'atto di vandalismo.

E qui, ci perdoni Cesare, abbandoniamo la sua lezione (mai un commento nel De Bello Gallico) e andiamo un pochino al di là dei fatti. Bisogna essere cretini per valutare il comportamento di un uomo morto nel 44 a.C. con i canoni morali del XXI secolo. Ma, del resto, le persone che aggrediscono un pezzo di bronzo spesso non sono dei geni. Però, in questo caso, la questione assume toni che vanno oltre il ridicolo e sfiorano il surreale. Cesare era un combattente e viveva in un mondo in cui guerra e schiavitù erano all'ordine del giorno. Ma questo era il suo parere sui Galli Belgi: «Tra i vari popoli i più forti sono i Belgi, ed eccone i motivi: sono lontanissimi dalla finezza e dalla civiltà della nostra provincia; i mercanti, con i quali hanno scarsissimi contatti, portano ben pochi fra i prodotti che tendono a indebolire gli animi». Quasi antiglobalista.

Evidentemente aveva affrontato Belgi capaci di battersi coi vivi e non solo con le statue dei morti. Li vinse ma stipulando anche una serie di trattati che contribuirono a portare la Gallia nel mondo romano, tanto che secoli dopo i galli ottennero la piena cittadinanza. Per gli standard dell'epoca poi non guasta ricordare che politicamente Cesare era legato ai populares... Era fortemente criticato per i suoi gusti sessuali alquanto ambigui (parola di Catullo) e capace di legarsi a Cleopatra. Una mossa che sarà stata anche di Realpolitik, ma avere un figlio con una non romana e riconoscerlo non era proprio una di quelle cose inseribili nel mos maiorum o nel concetto di purezza del sangue romano. Non per niente un grande storico dell'antichità, molto di sinistra, Luciano Canfora, ha definito Cesare nel titolo di un suo libro Il dittatore democratico. Insomma abbattere la statua di chiunque (a meno che non sia il tiranno del momento) è una cosa sempre senza senso. Ma in questo caso anche col senno del poi...

Cari vandali (intesi non come popolo, ma certo come barbari) avete proprio preso la statua del tizio, anzi del Caio, sbagliato.

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