Elezioni politiche 2022

"Più collegi al centrodestra". Cosa succede dopo lo strappo di Calenda

Senza Carlo Calenda, la coalizione formata da Enrico Letta perde numerosi seggi: se l'ammucchiata di spacca, al centrodestra andrebbero il 64% dei seggi

"Più collegi al centrodestra". Cosa succede dopo lo strappo di Calenda

Il divorzio di Carlo Calenda da Enrico Letta potrebbe avere importanti ripercussioni sul risultato elettorale, visto che fa aumentare a 13 i collegi uninominali del centrodestra. Ma il leader di Azione ha guardato soprattutto ai suoi interessi strappando con il Pd e con l'ammucchiata, perché in caso di corsa in solitaria potrebbe ottenere un numero superiore di seggi ma, ancor di più, se si allea con Matteo Renzi potrebbe arrivare a sfondare quota 15%.

Una rilevazione Bidimedia all'indomani dello strappo ha fatto il punto su come sia cambiata la situazione nel centrosinistra. Fin quando sussisteva l'alleanza tra Partito democratico e Azione/Più Europa, era previsto che il 57% dei collegi uninominali andasse ai dem, il 24% a Calenda/Bonino, il 14% a Verdi/Si e il restante 5% a Impegno civico di Luigi Di Maio. Sarebbero stati 53 i collegi per la grande ammucchiata nella sua prima composizione ma ora, con il nuovo assetto, secondo Bidimedia il Partito democratico potrebbe ambire solo a 13 collegi tra Camera e Senato. Secondo la rilevazione, sarebbero stati 30, invece, quelli che avrebbe potuto ottenere con l'alleanza con Azione di Carlo Calenda.

Enrico Letta aveva fatto bene i conti a livello aritmetico, perché grazie ad Azione avrebbe guadagnato 17 seggi. Non aveva però considerato che quello che stava creando era fattibile solo sulla carta, come poi ha dimostrato lo strappo di Carlo Calenda ad appena 5 giorni dalla firma del patto. Con Azione fuori dall'ammucchiata, gli equilibri interni sono lievemente più stabili ma non solidi e se i partiti che la compongono dovessero alla fine correre ognuno per conto suo, si arriverebbe al 64% dei seggi a disposizione della coalizione di centrodestra che, invece, è più solida che mai. Una quota molto vicina a quel 66%, ossia ai 2/3 del totale che darebbero ancora più libertà di azione al governo.

Staccandosi da Letta, Carlo Calenda si riavvicina a Renzi e va a compattare l'area del centro: un'alleanza permetterebbe facilmente il superamento dello sbarramento ed eviterebbe a Calenda la raccolta delle firme. Fabrizio Masia, amministratore delegato di Emg Different, a la Repubblica ha spiegato che "vedo in difficoltà Letta, Fratoianni, Bonelli e Di Maio, che intanto perdono qualsiasi aggancio con il centro. Soprattutto dovranno guardarsi dalla competizione dei 5Stelle".

Antonio Noto, direttore di Noto Sondaggi, rileva che "Calenda ha un quoziente di partenza del 7% mentre si sarebbe attestato al 5" e spiega che "senza la sinistra, Calenda è un candidato trasversale.

Può prendere voti da Forza Italia, ma anche da alcuni sostenitori del Pd".

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