Il termine «coperture» nelle 40 pagine del contratto di governo M5S - Lega appare solo tre volte. Ci sono le coperture «vaccinali», quelle «previdenziali». Ci sono anche gli «agenti sotto copertura» per stanare i corrotti, ma niente coperture economiche. Pochissimo su come finanziare il programma giallo verde. Vero che è stato smussato qua e là. Non più anti euro, niente sconto chiesto alla Bce, né sovranismo anti atlantico, ma rimane un programma di governo costosissimo.
Vale circa 100 miliardi, secondo il calcolo fatto dall'ex ministro di Forza Italia Renato Brunetta, sulla base di stime di Oxford economics, ieri confermato dal Fact checking dell'Agi.
Nel programma le cifre ufficiali sono più basse. Per il reddito di cittadinanza secondo i due partiti di maggioranza servirebbero 17 miliardi di euro all'anno, ai quali vanno aggiunti due miliardi per la riorganizzazione dei centri per l'impiego. Lo stop alla Fornero costerebbe 5 miliardi di euro. Meno delle previsioni, comunque più di quanto siano costate le deroghe alla stretta sulle pensioni decise dal governo Renzi (l'Ape sociale). Circa il doppio.
Poi la Flat tax, che nella versione del contratto è comunque meno drastica rispetto a quella della Lega. Secondo l'ex commissario alla Spendng rewiev Cottarelli, quella sarebbe costata 64 miliardi. L'idea del centrodestra era quella di tagliare le agevolazioni fiscali. Come il governo giallo verde inciderà su questo versante è un mistero. Si sa che potrebbe essere reintrodotto il reddito figurativo sulla prima casa e su questo si è già aperto un fronte dentro il centrodestra, con Brunetta fortemente contrario, così come alla cancellazione delle deduzioni del contributi previdenziali. Non ci sono solo le proposte macro a gonfiare il conto del contratto. C'è ad esempio anche l'impegno ad abbassare le accise sulla benzina che vale sei miliardi.
Poi gli impegni condivisi da tutti, come la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia, quindi degli aumenti dell'Iva nel 2019. Servono quasi 15 miliardi più 5 per le spese indifferibili.
Tutto questo, mentre da Bruxelles non arrivano segnali di pace verso l'Italia. Anche ieri il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis ha detto che l'Italia non potrà cambiare politica di Bilancio. «Non commentiamo le politiche dei partiti e il processo di formazione dei governi - ha spiegato il commissario - mettiamo l'accento sul fatto che è importante attenersi alla disciplina di bilancio, e specialmente per l'Italia, bisogna continuare a ridurre il deficit e il debito perché sono fattori importanti di rischio».
Le coperture sono diventate tema di scontro anche politico, con Silvio Berlusconi che ha preso di mira il reddito di cittadinanza. Il pentastellato Danilo Toninelli ha spiegato che «le coperture per il reddito di cittadinanza ci sono» anche perché «solo il primo anno costerà».
Ragionamento possibile in teoria solo sui tagli alle tasse, che possono dare un maggiore gettito perché fanno emergere imponibile.
Difficile che un sussidio si ripaghi per intero con le maggiori entrate dovute all'aumento dei consumi. Tutti problemi che emergeranno se e quando il governo si insedierà. Le rassicurazioni che attendeva l'Europa non sono quelle di Luigi Di Maio, non basta l'assenza di un referendum sull'Euro a fare quadrare i conti.
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