Il piano vaccini? A rotelle. Ora se ne occuperà Arcuri

Spunta il nome del commissario per gestire arrivo e distribuzione delle fiale. Col rischio di un altro flop

Il piano vaccini? A rotelle. Ora se ne occuperà Arcuri

Metterà le rotelle al vaccino per distribuirlo di corsa. La battuta sorge spontanea, direbbe Antonio Lubrano. E spontaneamente ieri ha fatto il giro dei social dopo che è stato fatto trapelare il nome di Domenico Arcuri come responsabile del piano di distribuzione del vaccino anti Covid.

L'Italia è già alla rincorsa del farmaco di cui la Pfizer ha annunciato l'alto tasso di efficacia. Il governo aveva infatti puntato sulla ricerca di AstraZeneca, che ha un versante tricolore: la partnership con la Irbm di Pomezia, oltre che con l'Università di Oxford. Di questo prodotto l'Italia ne ha prenotate 70 milioni di dosi. Per il «concorrente» prodotto dall'americana Pfizer con la tedesca Biontech, ci pensa ora l'Unione europea a colmare il ritardo, con un contratto da 300 milioni di dosi, delle quali all'Italia ne spetta il 13 per cento, cioè poco meno di 40 milioni.

Ma il problema non è solo la disponibilità, ma anche la capacità di distribuizione, alla luce anche della necessità di trasporto e stoccaggio del farmaco a 80 gradi sotto zero.

Il sistema industriale italiano è ottimista. «È normale per noi -dice il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi- avere già farmaci e vaccini che viaggiano sotto lo zero e non è mai stato un problema». Sui tempi però Scaccabarozzi invita alla prudenza: servono «diversi mesi» e non solo perché la produzione «richiede macchine particolari», ma anche perché servono, prima di avere luce verde all'uso sull'essere umano su larga scala, «centinaia di controlli». Il rischio che la burocrazia statale rallenti il processo non è remoto, tanto che perfino negli Stati Uniti, il Ceo di Pfizer Albert Bourla ha spiegato di aver rifiutato ogni sovvenzione pubblica, rischiando in proprio 1,5 miliardi di dollari, pur di lasciare mano libera ai suoi scienziati ed evitare pressioni politiche e rallentamenti burocratici.

Ecco perché ieri ha fatto scalpore l'annuncio che sarà Domenico Arcuri a coordinare il piano operativo per la distribuzione su cui l'Italia parte già in ritardo. Il gruppo di lavoro presso il ministero della Salute, con l'Istituto superiore di sanità, l'Agenzia italiana del farmaco e la struttura commissariale di Arcuri si è insediata soltanto lo scorso 3 novembre e l'Unione europea preme perché i Paesi interessati al vaccino accelerino nel presentare le proprie linee guida.

Il problema è che Arcuri ha accumulato un elenco record di fallimenti nella gestione della logistica anti Covid. A inizio ottobre, il ministro Speranza gli aveva chiesto di dare una mano a reperire un maggior numero di dosi di vaccino anti influenzale. Proprio ieri si è saputo che in metà delle regioni le farmacie sono sfornite del farmaco. «Le Regioni hanno fatto incetta e hanno lasciato alle farmacie percentuali minime -, spiega Roberto Tobia, segretario nazionale di Federfarma- proprio quest'anno che l'età media dei vaccinati si è abbassata da 65 a 60 anni. E la popolazione attiva si rivolge da noi per la vaccinazione».

E come dimenticare il flop nella gestione delle mascherine? Arcuri decise da un giorno all'altro di imporre un prezzo fisso massimo di 50 centesimi. Da un giorno all'altro divennero introvabili. Sempre il commissario straordinario si è occupato del tracciamento, dei tamponi e dei ventilatori polmonari. Cioè praticamente di ogni attività nella lotta al Covid in cui l'Italia è in grave ritardo rispetto al resto dei Paesi occidentali.

Il caso simbolo è però quello dei banchi a rotelle: orpelli risultati inutili, costati centinaia di milioni di euro con una gara d'appalto piuttosto opaca e che, a scuole ormai richiuse per il Covid, per un terzo devono ancora essere distribuiti. Non sorprende che le opposizioni abbiano accolto il nuovo incarico ad Arcuri con tanto stupore quanto scetticismo.

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