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Quella piccola Italia che si illude di vivere al sicuro

Santa Croce Camerina come Erba, Leno, Brembate o Cogne. Crolla il mito della provincia tranquilla dove si vive con la porta aperta

Le madri aprono le finestre nelle calde sere d'estate, i padri lasciano le chiavi in macchina, i bambini sono liberi di andare da una casa all'altra, da un cortile all'altro, da una via all'altra. Era questa in fondo la nostra idea della provincia, del borgo piccolo e sicuro, lontanissimo - più delle distanze chilometriche - dalle paure e anche dalle paranoie metropolitane, da queste città sinistre in cui bisogna tenere strette le borsette al petto, i portafogli nella tasca davanti e soprattutto montare l'ultimissimo modello di porta blindata (i bambini poi non ne parliamo: mai soli, nemmeno un attimo. E a scuola si accompagnano dentro, consegnati direttamente alla maestra).

No, non erano solamente l'aria buona e i ritmi blandi a fare della provincia il mito sociale: era anche e soprattutto la tranquillità, che in primo luogo è assenza di paura. Niente rischi e niente pericoli. Ci è sempre piaciuto pensarla così, perché realmente era così. Ma è finita. Quella provincia non esiste più. Esistono ancora l'aria buona e i ritmi blandi, non esiste più la tranquillità. Il male ha invaso anche quest'ultima zona franca. E non serviva certo l'orribile destino del piccolo Loris a darci la sveglia: quella provincia, la serena provincia italiana con le finestre aperte d'estate, le chiavi nel cruscotto e i bambini liberi per campi e cortili, quel paradiso ameno e sicuro è solo un malinconico ricordo. Un insanabile rimpianto.

Coincidenza per niente casuale: nel deprimente panorama dell'informazione italiana, esistono un genere televisivo e un filone letterario che stanno facendo fortuna. Ciclicamente questi floridi comparti piantano le tende là dove il giallo, il nero, il rosso hanno le tonalità più forti. Dove i fatti sono più crudi e più crudeli. Ma la macabra carta geografica di questa Italia ha i suoi centri importanti e famosi proprio nelle zone ignorate dalle normali carte stradali: Avetrana, Mazara del Vallo, Garlasco, Erba, Novi Ligure, Leno, Cogne, Brembate. Ripensando ai crimini e alle efferatezze più truculente, è lì che dobbiamo puntualmente guardare: tra le cronache di estrema provincia. Il mondo piccolo dei Guareschi e dei Meneghello, teatro di umanità bonaria e persino colorita, pare diventato il mondo tetro del delitto e dell'abiezione. Che il male - con il suo carico di paura - abbia compiuto il percorso inverso dei grandi processi di inurbazione è ormai assodato. In città la guardia è più alta, da sempre: sembra quasi che il male abbia ripiegato dove i controlli - e anche le paranoie, certo - sono più allentati, più molli, più elastici. Dove l'atavica atmosfera familiare, qui ci conosciamo tutti di persona, si trasforma sempre più spesso in habitat ideale per sordide passioni e feroci progetti. Piccolo è bello, dicevamo una volta. Piccolo è pericoloso, dobbiamo rassegnarci ad ammettere. Non che questo significhi sdoganare il simpatico clima delle città: quello resta plumbeo di suo, sul piano della pura e semplice tranquillità, e non c'è paragone al ribasso che possa riabilitarlo. Ma lasciando alla città il suo, diventa inevitabile prendere atto che anche la provincia è cambiata. Nessun luogo è lontano, nessun luogo è sicuro. Non esiste angolo abbastanza fuorimano, per il male e per tutte le sue declinazioni: odio, vendette, depravazioni. Evaporato il patrimonio tradizionale: buoni sentimenti, rapporti umani, senso del pudore, paura del peccato, tutto spazzato via. Cambiano i tempi, cambia la vita, cambiamo noi.

Difatti. Non è da oggi, da questo omicidio bestiale del Ragusano, che anche per valli e contrade si comincia a chiudere la finestra d'estate, a non lasciare mai niente in macchina, a tenersi stretti i ragazzini. E' brutale accorgerci che ormai proprio nel nido sicuro, attorno al nido sicuro, si coltivano i pensieri e i progetti più perversi.

C'era una volta l'Italia del borgo famiglia, un'Italia in cui Yara poteva tornare di sera dalla palestra e Loris poteva entrare a scuola da solo. C'era una volta e adesso non c'è più. Oggi non esiste una sola strada d'Italia dove questo sia possibile. Nella nuova Italia, Yara e Loris devono girare sotto scorta.

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