Una pioggia di soldi dalla Ue a Wuhan (ma senza avere trasparenza in cambio)

Da Bruxelles finanziamenti alla Cina per ricerche sui coronavirus

Una pioggia di soldi dalla Ue a Wuhan (ma senza avere trasparenza in cambio)

L'Unione europea ha finanziato con oltre 700mila il famigerato Istituto di virologia cinese di Wuhan proprio per studiare e catalogare, in mega progetti Ue, virus come il Covid 19, la trasmissione dai pipistrelli agli esseri umani e possibili vaccini. Il risultato non è stato dei migliori: una pandemia flagella il mondo partita proprio dalla città di Wuhan. La beffa è che continuiamo a pagare il laboratorio sospetto con 88.433,75 grazie a progetto Eva Global partito nel gennaio 2020, quando il virus cinese era già arrivato in Italia.

Gli europarlamentari della Lega hanno presentato un'interrogazione alla Commissione europea sull'utilizzo dei fondi dal 2015 e soprattutto sul controllo dei risultati. Il Giornale ha scoperto che si tratta della punta dell'iceberg: dal 2004 ad oggi Bruxelles ha finanziato il laboratorio di Wuhan con 701.196 . I fondi facevano parte di cinque progetti internazionali della Ue per un totale di oltre 28 milioni di euro. L'aspetto paradossale è che il primo (triennio 2004-2007) già sottolineava: «Gli studi sulla ricerca del serbatoio animale hanno identificato i pipistrelli come serbatoio di CoV simil-SARS». Il progetto Episars doveva proprio controllare «l'infezione animale e umana da coronavirus impedendo il riemergere della malattia nella popolazione umana».

A capo del progetto l'Istituto Pasteur di Parigi oltre all'Istituto per le malattie infettive Spallanzani di Roma, oggi in prima linea nella lotta al Covid. Non è un caso che il premio Nobel per la medicina, Luc Montagnier, dell'Istituto Pasteur, sostenga che il Covid 19 sia stato manipolato in laboratorio. Nello stesso triennio Bruxelles aveva finanziato «una task force euro-cinese per lo sviluppo di strategie di intervento, tra cui vaccinazione, immunoterapia e antivirali per la protezione contro la Sars». Il progetto Dissect sosteneva, che i centri della «Cina hanno generato vaste raccolte di materiali biologici: virus, sieri, tessuti, dati clinici ed epidemiologici». Fino al 2007 l'Istituto di virologia di Wuhan ha incassato dalla Ue 327.187 di euro. Dal 2007 ne sono stati versati altri 155.000 per il progetto Rivers. I finanziamenti al laboratorio di Wuhan proseguono con 130.576 euro per il progetto Evag partito nel 2015. Questa volta si tratta di mettere in piedi «un archivio europeo globale per i virus». Il piano prevede pure «l'accesso a strutture di biosicurezza ad alto contenimento per effettuare studi di malattie infettive utilizzando ospiti naturali o modelli», come il laboratorio di Wuhan. Anche in questo progetto il partner italiano è l'Istituto Spallanzani. I risultati del progetto vengono presentati come «la più grande raccolta di virus al mondo diventata la chiave per combattere la pandemia di Covid19». Per il momento non ci ha ancora salvato, ma anche i nuovi fondi Horizon per il periodo 2020-2023 finanziano l'Istituto di Wuhan con 88.433,75 euro. Al progetto partecipa pure il Consiglio nazionale delle ricerche. L'obiettivo è creare «la rete più reattiva» al mondo «per migliorare il controllo delle epidemie di virus emergenti o riemergenti a livello globale». Dal 2004 la Commissione europea ha finanziato non solo il laboratorio di Wuhan, ma altri 10 centri specializzati cinesi per progetti che dovevano fermare il virus. «Il programma Horizon della Ue ha un bilancio 2020 di 77 miliardi di euro» spiega Sergio Bianchi, direttore della fondazione Agenfor international.

«E' sconfortante notare come a fronte di tale sforzo finanziario, il risultato reale sia molto modesto, come nel caso dei fondi all'Istituto di virologia di Wuhan - spiega l'esperto di progetti Ue - Non si è saputo affrontare per tempo le grandi criticità, come le epidemie, dimostrando una carenza seria nell'analisi dei bisogni».

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