Il nome del primo cinese trapiantato a Milano non se lo ricorda nessuno, ma narra la leggenda popolare - come ha scritto tempo fa sul Giornale Stefano Lorenzetto - che fosse arrivato nel 1905 e che abitasse al numero 32 di via Canonica. Di certo, per il primo ristorante con involtini primavera e nuvole di drago nel menù - si chiamava «La Pagoda» e lo inaugurò un tale Ming in piazza San Gioachimo - bisognerà attendere fino al 1962. Sono dunque passati 110 anni dallo sbarco del primo Ming, il presunto fondatore della Chinatown milanese e oggi, nel 2015, un altro cinese è diventato presidente della Pirelli, proprio il simbolo dell'industria meneghina. Quella stessa industria che più di un secolo fa - quando la Pirelli aveva già lanciato sul mercato il primo pneumatico per automobile battezzato «Ercole» - attraeva i disperati in fuga dal Paese di Mao.
Il neopresidente si chiama (...)
(...)Ren Jianxin ed è stato cooptato insieme a Yang Xingqiang, Wang Dan, Tao Haisu e Zhang Junfang in sostituzione dei consiglieri Anna Maria Artoni, Didier Casimiro, Ivan Glasenberg, Petr Lazarev e Igor Soglaev. Marco Tronchetti Provera ha rassegnato le dimissioni dalla carica di presidente, mantenendo come previsto quelle di vicepresidente esecutivo e ad. Poltrona che, in base agli accordi, continuerà ad occupare fino al 2021, quando avrà 73 anni. Alberto Pirelli (il figlio dello scomparso Leopoldo), invece, resta consigliere, ma si è dimesso dalla carica di vicepresidente.
ChemChina ha una storia simile a quella del gruppo della Bicocca: nel 1984 Jianxin apre con sei amici una piccola fabbrica di detergenti per teiere nella provincia di Gansu. Versano un capitale di 10mila yuan, 1.500 euro in tutto, poi cominciano a diversificare allargandosi anche alla pulizia delle caldaie e degli impianti industriali. Quando, nei primi anni Novanta, Pechino ristruttura il settore statale cedendo rami pubblici all'apparenza moribondi, Ren compra in un solo colpo 107 aziende, facendole poi fruttare. La Pirelli nasce molto prima: nel 1872, convincendo un gruppo di banche a prestargli i soldi, Giovanni Battista Pirelli fonda a Milano una piccola fabbrica di «articoli tecnici di caucciù vulcanizzato». L'azienda arriva in Borsa nel 1922. E adesso, dopo novantatré anni, per mani cinesi lascerà Piazza Affari. Al termine dell'Opa lanciata su Pirelli, infatti, la holding Marco Polo Industrial (controllata da ChemChina e partecipata dalla Camfin di Tronchetti) ha raggiunto circa l'87% del capitale ordinario del gruppo di pneumatici. Tale soglia è già sufficiente a far scattare la fusione tra Marco Polo e Pirelli funzionale al delisting della Bicocca.
Tuttavia è assai probabile che con la riapertura dei termini dell'offerta - da oggi al 27 ottobre, sempre a 15 euro per azione - Marco Polo arrivi a detenere già il 90% ovvero una quota sufficiente a ritirare il titolo dal listino.
L'obiettivo finale è quello di ricomprarsi il 100% del gruppo milanese, separare la divisione camion facendola confluire dentro Aeolus (le attività quotate dei cinesi) per poi riportare sul mercato il segmento di alta gamma entro quattro anni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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