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Pisapia difende la religione (degli altri) Porta il Corano nelle scuole elementari

Primo di una serie di incontri con tutte le comunità religiose

Pisapia difende la religione (degli altri) Porta il Corano nelle scuole elementari

Milano - Le religioni degli altri. Il Comune parla di dialogo interreligioso - e d'altra parte è questa la delega dell'assessore che ha partorito l'idea, Francesco Cappelli, un ex dirigente scolastico. Altri lo vedranno invece come un'ulteriore prova del dilagante relativismo, in una Milano diventata ormai capitale italiana del politicamente corretto. Certo che il caso farà discutere, se è vero che la semplice esposizione del crocifisso nelle aule italiane è diventata bersaglio di polemiche infinite e ricorsi, da parte dei laicisti.

L'iniziativa milanese dedicata alle religioni è stata chiamata «Incontriamo le religioni del mondo». E consiste in una serie di incontri (si parla di alcune ore al giorno ma dipende dai singoli accordi) per presentare ai bambini delle quinte le diverse fedi. Diverse dalla cattolica - secondo alcuni promotori. Quindi incontri sul cristianesimo (evangelici, protestanti e ortodossi) e anche su islam, buddismo, ebraismo e induismo. Il laboratorio partito ieri, con i centri islamici impegnati nell'istituto «Marie Curie» di via Guicciardi, inizialmente riguarderà - ad aprile - venti classi di cinque scuole. Dopo questo «esperimento», dal prossimo anno potrebbe essere allargato. Sono molte infatti le scuole che hanno aderito, anche medie. «Non si tratta di indottrinamento - spiega l'assessore Cappelli - vogliamo aiutare i bimbi a costruire rispetto e dialogo, partendo dai segni esteriori delle religioni e dai precetti alimentari, nell'anno dell'Expo. Ci sono scuole che hanno già intrapreso esperienze del genere o che hanno al loro interno tanti bambini figli di stranieri». «Il primo giorno è stato molto bello, molto divertente, ci sono state molte domande - racconta Sumaya Abdel Qader, responsabile Attività Culturali del Coordinamento dei centri islamici milanesi - Molti bambini ci hanno chiesto del velo, del niqab, e noi abbiamo spiegato che non è obbligatorio, che si tratta di una scelta, e che ci sono alcuni Paesi che lo impongono, cosa per noi inaccettabile».

E il «giallo»? Stringatissima la Curia: «Partecipiamo all'iniziativa con un prete per diffondere i contenuti cattolici» spiega il portavoce dell'arcivescovo.

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