
Una lunga serie di prelievi, tutti sotto la soglia che avrebbe fatto scattare l'allarme dei sistemi antiriciclaggio delle banche. È questa, individuata dalla Finanza di Pavia, la traccia che porta gli inquirenti a convincersi che i soldi versati a Giuseppe Sempio, padre di Andrea, dalle due zie del ragazzo fossero destinati a un fine inconfessabile: ovvero la corruzione dell'allora procuratore di Pavia Mario Venditti, titolare della inchiesta a carico di Andrea per l'omicidio di Chiara Poggi.
La ricostruzione dei prelievi bancari dei Sempio combacia, secondo gli inquirenti, con le frasi intercettate nel corso delle indagini, quando le microspie raccontano le conversazioni da Sempio e suo padre e soprattutto i dialoghi tra Giuseppe Sempio e la moglie Daniela Ferrari. I genitori di Andrea sembrano del tutto consapevoli del rischio che un prelievo di somme rilevanti farebbe scattare la segnalazione della banca, e così si organizzano per piccole somme. "Se 4mila euro te li dà gli fai un assegno di 3mila all'Andrea, lo va a cambiare l'Andrea, 3mila euro glieli dai se cambia un assegno". In questo modo i 43mila euro che Ivana e Silvia Sempio consegnano con assegni tra il dicembre 2016 e il giugno 2017 al fratello Giuseppe diventano denaro contante. Le intercettazioni raccontano di come nel periodo della prima inchiesta su Andrea la sua famiglia si trovi all'improvviso a dover fronteggiare una spesa ingente. "Secondo me quella che ti può aiutare di più è la Silvia perché è quella che ha sempre fatto girare più soldi", dice Daniela a Giuseppe. Le due zie non si fanno pregare, emettono gli assegni. Le microspie raccontano delle preoccupazioni della mamma di Andrea, "no, pensavo che glieli volevi portare su tutti assieme i soldi". Perché dice "su"? A chi si riferisce?
A colpire è l'improvvisa comparsa del nome di Venditti nella medesima intercettazione. Subito dopo avere rassicurato la moglie, "adesso vediamo di trovare le formule giuste per ritirare i soldi, non ti preoccupare", Giuseppe fa il nome del procuratore: "Venditti, non mi piaceva sto Venditti (...) vabbè, se però ha fatto le domande dalla parte nostra". È un concetto che era emerso già dalle intercettazioni tra Giuseppe Sempio e suo figlio prima e dopo gli interrogatori, "si vedeva che stavano dalla nostra parte": ma che qui emerge senza motivo apparente in una conversazione che ha come oggetto evidente un passaggio di denaro da tenere accuratamente nascosto.
Le registrazioni integrali delle conversazioni sono state consegnate alla difesa di Alberto Stasi solo dopo che la guida della Procura di Pavia è stata assunta dal nuovo capo Fabio Napoleone, dopo che Venditti aveva ripetutamente rifiutato la richiesta di Giada Boccellari e Antonio De Rensis in quanto "non sufficientemente motivata". Dal confronto tra gli audio originali e i brogliacci stilati dai carabinieri sono emerse le vistose omissioni compiute dai carabinieri della Procura. La più eclatante, come ricorda il decreto di perquisizione eseguito venerdì a carico di Venditti, dei due carabinieri e dell'intera famiglia Sempio, "il riferimento di Sempio Giuseppe alla necessità di pagare quei signori lì con modalità non tracciabili".
In nessuna delle conversazioni, nemmeno negli audio originali, i Sempio (che pure sembrano parlare in libertà) mettono in collegamento i versamenti da fare alla vicenda processuale. A colmare la lacuna, per la Procura di Brescia, c'è l'appunto trovato a casa della famiglia: "Venditti Gip archivia per 20.30 euro".LF