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Via la pochette: nuovo look per Palazzo Chigi

Il docente ostentava vezzi nel vestire come il fazzoletto e i gemelli al polso. Subito archiviati

Via la pochette: nuovo look per Palazzo Chigi

Si è già liberato dagli orpelli: quelli del curriculum suo malgrado e quelli del look per sua scelta. Al momento del discorso d'insediamento come premier, Giuseppe Conte si era già spogliato delle uniche cose di cui si può spogliare un uomo: la pochette nel taschino e i polsini un po' più voluminosi che accolgono i gemelli che facevano bella mostra di loro alla sua prima apparizione in pubblico (la seconda in tutto). Vezzi, «di più», «fronzoli», macchie, distrazioni in video. Via tutto, quindi. Che ad aggiungere si è sempre in tempo e lui ha già aggiunto troppo. È iniziato il suo viaggio e non si torna dai viaggi come si è partiti. Riga da una parte, sguardo in camera, cravatta scura, nessun imbarazzo per le note faccende a fargli ombra o a renderlo titubante durante il discorso dal Quirinale, sarà che il tipo di mestiere e l'esperienza gli hanno insegnato a rimanerci male benissimo. New York University o no, il premier incaricato aveva uno stile molto americano mentre spiegava agli italiani che d'ora in poi sarà l'avvocato che difende i loro diritti. Se non da un prestigioso ateneo pareva almeno uscito da una serie tv Usa, uno di quei legal drama, che ti ripristinano la fiducia nei confronti della giustizia e ti fanno vedere i togati come eroi, magari spietati ma pur sempre fichissimi. Conte: the good husband ruolo che da separato è ancora più facile da interpretare, tra l'altro. Sì perché al momento, oltre ad essere un precursore anomalo da tanti punti di vista, Conte sarà anche un premier senza first lady al seguito. Allo stato attuale, ma bisogna sempre vedere quanto dura lo stato attuale, avremo un presidente del Consiglio single, scapolo, uno che vive senza discussioni, insomma. Ora di discussioni temiamo ne vedrà parecchie, che si rifidanzi o no. Vedremo.

Sembra un pacato riflessivo che ha smaltito subito il colpo di testa che coglie comprensibilmente i prescelti ed ora è rientrato obbediente nei ranghi. Col look e non solo con quello. D'altra parte è il male della giovinezza fare dell'irruenza una strategia e Conte è un uomo adulto. Cinquantaquattro anni portati snelli, ordinati e tutto sommato con lo stile del basso profilo. Fino a qui. Fino ad ora. Sempre che non vengano fuori altre ricostruzioni fantasiose, altri curriculum di manica larga, o, amori nascosti. Sempre che fare l'arbitro, il giudice, lo spartiacque, il pacere, l'improbabile anello di congiunzione tra Lega e M5s non gli faccia perdere quell'aplomb, quell'ordinato, inscompigliabile monocapello, e quel potere vagamente soporifero che spesso l'avvocatura conferisce. Intanto è fatta. Anche stavolta.

Partenza difficile tra lungaggini (è stato Crozza a far notare che è il governo che dovrebbe durare cinque anni, non il tempo per farlo) e primi «fanghetti». Ma è fatta. Lo scivolone di Conte è stato subito archiviato, evidentemente. Ha tentato, nuoce. Non ci ricadrà.

Si va avanti tanto viviamo in un'epoca in cui gli italiani cercano più di dimenticare che di ricordare.

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