Il governo Draghi mostra le tre teste in politica estera. Dall'invio delle armi a Kiev per la resistenza contro le truppe russe all'allargamento della Nato a Finlandia e Svezia: i partiti che sostengono l'esecutivo sono divisi su tutto. A tre giorni dall'informativa del presidente del Consiglio in Parlamento l'esecutivo va in fibrillazione.
L'asse Salvini-Conte sembra granitico più che mai sul no a un nuovo invio di armi alla resistenza ucraina. Italia viva e Pd fanno da scudo al premier Draghi e insistono sulla linea dura: sanzioni e armi a Kiev. Una terza posizione si fa largo: Forza Italia conferma il pieno appoggio alla linea Draghi ma chiede al governo di battere la strada del dialogo. Giovedì il capo dell'esecutivo parlerà alle Camere. Il premier svolgerà un'informativa urgente sugli sviluppi del conflitto in Ucraina, prima al Senato e poi alla Camera. Ma non è previsto alcun voto, come invece chiede il M5s. Voto che, invece, potrebbe esserci a fine mese, quando Draghi è atteso in Parlamento per le comunicazioni in vista della riunione straordinaria del Consiglio europeo del 30 e 31 maggio, con al centro l'energia, l'Ucraina e la difesa. La corsa dei partiti al posizionamento fa vibrare la maggioranza.
L'ultimo terreno di strappo potrebbe essere l'ipotesi di un allargamento della Nato a Svezia e Finlandia. Anche su questo punto, la linea dell'esecutivo Draghi non è compatta. La Lega mette le mani avanti: «Non adesso, tutto ciò che allontana la pace va messo in lista d'attesa» spiega Matteo Salvini in un colloquio con il Fatto quotidiano. Mercoledì, invece, Draghi riceverà a Palazzo Chigi il premier finlandese Sanna Marin, ribadendo la posizione del governo italiano favorevole all'ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato. Il leader della Lega ribadisce di essere perfettamente in linea con Giuseppe Conte sullo stop alle armi: «Quella di Conte è una posizione che va rispettata, noi stiamo parlando di pace fin dall'inizio e se Conte è arrivato sulle nostre posizioni sono contento».
I problemi però Conte ce li ha in casa. Con il ministro degli Esteri Luigi Di Maio che ospite di Lucia Annunziata sposta la barra verso la posizione di Draghi: «Giuseppe Conte ha sentito le parole Di Draghi a Washington e le ha sentite molto vicine a lui. La forza politica a cui appartengo è stata molto responsabile sull'Ucraina, ha stabilito aiuti finanziari, accolto tutti i pacchetti sanzioni e accettato l'invio di armi per la legittima difesa dell'Ucraina». Dal governo il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova avverte: «L'idea che sul sostegno a Kiev l'Italia cominci a girarsi dall'altra parte, come vorrebbero Salvini e Conte, non voglio nemmeno prenderla in considerazione. Che dopo due mesi e mezzo si possa cambiare è sbagliato dal punto di vista politico perché restituirebbe un'immagine inaffidabile del nostro Paese».
E se il Pd si dichiara a favore dell'allargamento della Nato a Svezia e Finlandia, al valzer delle posizioni in politica estera si unisce Fi con Maurizio Gasparri: «In vista anche delle prossime scadenze parlamentari, Forza Italia sostiene con convinzione il governo sulle scelte di politica internazionale ma ricorda e sottolinea l'importanza della linea attuata da Berlusconi, ovvero quella del dialogo internazionale per la pace e
per assicurare all'Italia forniture energetiche sia dall'est che dal Nordafrica».Il premier proverà a trovare un punto di caduta tra le forze di maggioranza. Per evitare il tiro al piccione nell'informativa in Parlamento.
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