La politica in piazza sfila contro se stessa

Da Conte a Sala, ora tutti si schierano con i giovani. Ma gli imputati sono loro

La politica in piazza sfila contro se stessa

I giovani ambientalisti accusano i politici, che sottoscrivono l'appello e sfilano con loro manifestando contro se stessi. «Ci hanno rubato il futuro» dicono. Sì, ma chi? Facile prendersela con il sistema, il difficile è poi trovarlo. Che siano i sindaci, i ministri, i parlamentari della Repubblica, gli ex presidenti della Camera? Macché, le istituzioni erano tutte lì ad emozionarsi per il senso civico dei ragazzi ecosensibili senza accorgersi di essere loro la classe dirigente in discussione. La Appendino è ammirata dal movimento Fridays for future perché quei giovani in piazza, dice, sono «un forte richiamo per le istituzioni». Che ovviamente sono sempre gli altri, non certo il sindaco di Torino. Neppure il minimo sospetto di essere parte del sistema sotto accusa. Il sindaco di Milano Beppe Sala scende in piazza direttamente, armeggiando con striscioni come un attivista che contesta le istituzioni, da lui rappresentate. «Mi sono unito al corteo degli studenti. Qualcuno storcerà il naso, ma condivido la loro manifestazione, le loro motivazioni e le loro preoccupazioni» ha messo le mani avanti Sala. Infatti i leghisti storcono il naso ricordando, tra le iniziative per l'ambiente plastic-free del sindaco, la distribuzione nelle scuole milanesi di borracce sì di alluminio ma made in Cina, paese altamente inquinante. Commosso, come prevedibile, anche il premier Conte dalle «straordinarie immagini delle piazze con così tanti giovani che partecipano con tale passione». Si è fatto andare bene la Lega e un minuto dopo il Pd e Leu, figurarsi se fa il difficile con l'ambientalismo.

Ma c'era la gara a imbucarsi nel corteo verde e farsi fotografare preoccupati per il climate change e indignati per le responsabilità dei governi. A partire da quelli che ne fanno parte, come il ministro dell'Istruzione grillino, Lorenzo Fioramonti, uno che promette di non far rimpiangere Toninelli (è lui che ha partorito la tassa sulle merendine per stipendiare gli insegnanti). Il Fioramonti, docente in Sudafrica, più che il ministro dell'Istruzione sembrava il rappresentante degli studenti manifestanti contro i potenti che «ci hanno rotto i polmoni». Infervorato come un teen ager alla prima uscita collettiva. «Il ministero è dalla parte di chi manifesta per un cambiamento radicale del nostro sistema di sviluppo», il nostro motto è «istruzione non estinzione» ha detto in stile Greta, prima di regalare un'altra perla di Fioraeconomics: «Dobbiamo far appassionare i ragazzi ai mestieri del futuro che non sono l'informatica per fare i soldi ma per aiutare il pianeta». No all'informatica per fare i soldi.

La Boldrini è preoccupata per il sessismo climatico.

Le critiche a Greta Thumberg le spiega così: «C'è uno zoccolo di misoginia che cerca di mortificare le figuri femminili attraverso sessimo, insulti e grida». Ma anche Virginia Raggi applaude i ragazzi e chiede «risposte immediate» sull'ambiente. Per quello di Roma, dove pascolano cinghiali e maiali alle fermate Atac, ci ha già pensato lei.

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