Roma - Alla Camera la nuova legge sul conflitto di interessi, voluta dal Pd, arriva alla stretta finale. Nella serata di ieri è stato approvato il primo dei 16 articoli e oggi si potrebbe arrivare al voto finale. Un provvedimento che non appare certo destinato a elevare il livello della nostra classe parlamentare e attirare verso la politica imprenditori o professionalità di rilievo, ma piuttosto a dissuadere le eccellenze della società civile da un impegno in prima persona.Destinatari delle norme, sia pure con regimi differenziati, sono presidente del Consiglio, vicepresidenti, ministri, viceministri, sottosegretari, commissari straordinari di governo, presidenti delle Regioni e delle Province autonome e componenti delle rispettive Giunte, parlamentari italiani e consiglieri regionali, componenti delle Authority.
I titolari di queste cariche non potranno ricoprire altri uffici pubblici; impieghi pubblici o privati; attività professionali o di lavoro autonomo, mentre l'incompatibilità relativa alle attività imprenditoriali può essere evitata attraverso l'adozione degli strumenti previsti per superare i conflitti di interessi, a partire dal blind trust. Qualora il blind trust non venga ritenuto idoneo al superamento del conflitto di interessi, l'Antitrust può obbligare in particolare il titolare della carica di governo a vendere i beni e le attività patrimoniali. L'alternativa sono le dimissioni. Chi si schiera sulle barricate è soprattutto Forza Italia. Per Daniela Santanchè «con questa legge finalmente Matteo Renzi riuscirà a dare lavoro a qualche disoccupato. In sostanza viene dichiarato ineleggibile chiunque abbia un'attività imprenditoriale, un'attività o una professione. Il Parlamento diventerà una agenzia di collocamento per professionisti della politica e nullatenenti. Complimenti a chi ha pensato questa legge e all'idea di società che esprime». Per Renato Brunetta arriva la legge che «premia i nullafacenti, chi non sa, chi non ha fatto niente e chi non farà mai niente».
«Siamo di fronte a un asse Pd-Cinque Stelle che rischia di portare il paese a una deriva autoritaria, populista e demagogica». Il relatore di minoranza Francesco Paolo Sisto si era dimesso dal suo incarico nei giorni scorsi parlando di una «vera e propria pulizia socio-ideologica del Parlamento e della politica. Perché potranno accedere alla cariche pubbliche, specialmente di governo, soltanto politici di mestiere, lasciando fuori i professionisti e gli imprenditori di successo prestati alla politica stessa: una mortificazione delle capacità a tutto vantaggio di una deriva qualunquista-populista».Chi, invece, ritiene che la legge sia troppo morbida è il Movimento 5 Stelle.
«Questa legge è solo un miraggio - sostiene Danilo Toninelli - fa il solletico al conflitto di interessi e lo capiamo fin dalla prima riga: questo conflitto di interessi voluto dal Pd riguarda solo le cariche politiche. Si tratta di 230 persone - fa i conti il deputato 5 Stelle - è misero il numero degli interlocutori e dei destinatari di questa legge».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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