Roma - La poltrona in velluto e legno dorato non è esattamente la stessa, ma ci somiglia molto. La pipa, invece, manca. Per il suo debutto di Capodanno Sergio Mattarella ha scelto un setting alla Pertini, più domestico e colloquiale della grande scrivania ufficiale, circondata da bandiere e sormontata da grandi arazzi epici, usata da Giorgio Napolitano e prima ancora da Carlo Azeglio Ciampi. Alle sue spalle, un salottino che ricorda un po' quello di Nonna Speranza, con le «buone cose di pessimo gusto» cantate da Guido Gozzano: il presepe napoletano sotto la campana di vetro, il vaso con la Stella di Natale da anticamera del dentista, il vaso cinese con paralume e i libri fotografici in mostra sul tavolinetto da caffè. E un caminetto spento, in omaggio forse all'ecologica lotta alle polveri sottili. Uno sfondo borghese e quotidiano, apparentemente lontano dai fasti del Quirinale, già residenza di Papi e di Re. Anche Oscar Luigi Scalfaro, nel tentativo di trasmettere un'immagine da simpatico zio prete, scelse per i suoi sermoni di Capodanno una poltrona quasi da tinello, ancor più vistosa e accogliente di quelle un po' museali di Pertini e - l'altro giorno - di Mattarella.
L'attuale presidente non ha però nè la voce squillante da nonnetto bizzoso di Pertini nè l'incedere predicatorio di Scalfaro: parla quasi sottovoce, senza cambi di tono e senza la rotonda retorica di Napolitano (che è stato il primo a chiamarlo per le congratulazioni), come a non disturbare il cenone degli italiani. Che però lo ascoltano in massa, raggiungendo i record di Napolitano: quasi 10 milioni davanti alla tv. RR- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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